"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 6, dicembre 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Otto poesie di John Donne tradotte da Cristina Campo e  Patrizia Valduga

 


 

 

5. George Chapman

 

 


Una vibrante affinità di modi e tonalità avvince Donne a George Chapman, 

Entrambi helluones librorum, divoratori di libri, capaci di rifiutare la sistematicità catalogatrice del Genio Bibliotecario, aderendo di contro all'Unicità invitta del Sapere, con la consapevolezza che dinanzi a qualunque contemplazione delle realtà solo il commercio fedele col dizionario può recare il brivido d'un inappellabile precetto etico.

Del resto, il Mondo, anche lui ormai si è esaurito, ed “é' più semplice separare il peso dal piombo, il caldo dal fuoco, l'uligine dall'acqua, la luce dal sole, che la povertà, l'infelicità,  il cruccio, la calamità e il terrore del pericolo dall'uomo” (Burton The Anatomy of Melancholy, 1621). Sicché perseguire fedelmente la brezza libresca! L'Idea ne sarà tratta come evocazione baluginante e sempre VIVAVIVA i commenti più pedanteschi e uggiosi!

Anche la poesia di Chapman si libra dunque dalla metafisica medievale, con l'apporto già preumanistico e fiorentino delle rifiorenti dottrine platoniche, e, se possibile, spiccante un afflato ancora più travolgente del versificare stesso di Donne.

Che i due si conoscessero o si fossero frequentati in casa di Johnson e nel salotto della contessa di Bedford non è dato assicurare; certo è che Chapman  “di parecchio precorse [il Donne], poiché il contagio metafisico era nell'anima sua, ed egli risultava destinato a  subirlo” (F.L. Schoell, La poesia di Chapman, 1926).

In fondo, non è forse la poesia “un incontro che rapisce l'uomo a se stesso, un interpellato delirio dell'immaginativa alterata” (Baldassarre Pisani)?


 

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