John
Donne, suppongo, fu un altro di quei tali
Che
non riuscivano a sostituire il senso
Per
afferrare, adunghiare, penetrare;
Vedendo
anche più in là dell'esperienza
Egli
conobbe l'angoscia del midollo,
La
febbre della malaria dello scheletro;
Nessun
Contatto carnale
possibile
Leniva
la febbre delle ossa.
(J.
S. ELIOT, Bisbigli di Immortalità)
Questa
volta criticamente, T. S. Eliot scrive dei poeti
metafisici che essi "sentono il loro pensiero con
la stessa immediatezza con cui sentono il profumo di
una rosa. Un pensiero per Donne era una esperienza:
modificava la sua sensibilità. Quando la mente di un
poeta è perfettamente equipaggiata per il suo lavoro,
essa non fa che amalgamare continuamente esperienze
disparate. L'esperienza dell'uomo comune è caotica,
irregolare, frammentaria. Costui si innamora, o legge
Spinosa, e queste due esperienze non hanno nulla a che
fare l'una con l'altra, o con il rumore della macchina
da scrivere o con l'odore che viene dalla cucina;
nella mente del poeta queste esperienze formano
continuamente nuove unità" (Saggi critici).