"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 6, dicembre 2003

 


John Donne: otto poesie d'amore tradotte da Cristina Campo e Patrizia Valduga

 

6.  Per il Caos

 

 


 

“La cosa principale in lui è la nervosa dialettica della sua mente appassionata. 

Il gusto che egli prova non è tanto quello della ricerca della verità, 

quanto quello dell’esercizio d’ingegno.”

(M. PRAZ, Storia della letteratura inglese)

 

La terra è fuori sesto, dice semplice Amleto. E il caos favorisce la licenza. Ecco allora il mondo alla rovescia: corpi sacri, teologie sensuali, artes amandi che vampirizzano gli arzigogoli delle teologie tomistiche come i voli lampanti della mistica. Un poeta s’innamora e si ritrova cornucopia di metafore blasfeme e libertine: non lo farà magari proprio che per questo? Intanto, siamo in piena oscenità: quasi come c’infilassimo tra i bisbigli d’un’Eloisa ad Abelardo.

 

Ecco, il mondo finalmente si sfascia e il beniamino dell’ingegno (del wit! ) non trova altro da fare che approfittarne.

Poiché detta così suona troppo ludica, citiamo prima Melchiori: la discordia era propria del temperamento e del clima spirituale in cui Donne viveva; un dissidio interiore è alla radice della sua poesia, e la sua grandezza sta nell’aver dato ad esso un’appassionata espressione, nell’aver trovato modi espressivi in grado non di risolvere la discordia intima, ma di dare una forma unificata (concors) a quelle dissonanze” (Introduzione a J. DONNE, Poesie e Anatomia del Mondo).

Quindi il Praz: nello “sfasciarsi del pensiero medievale”, al centro del “campo di battaglia” tra Riforma e Rinascimento, “Donne oscilla tra l’unità cosmica del Medioevo, e il disordine, il caos e l’apparente collasso che è l’aspetto negativo dei nuovi indirizzi che si andavano affermando” (M. Praz, op. cit.).


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