"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 6, dicembre 2003

 


John Donne: otto poesie d'amore tradotte da Cristina Campo e Patrizia Valduga

 

10.  Ombra di ombre

 

 


Con la Lezione sull'ombra siamo assai lontani dalle metafisiche degli Gnomoni, di tra de Rachelwitz,  Tanizaki e il Borges mistico di "Esta penumbra es lenta y no duele;/ fluye por un manso declive y se parece a la eternidad."  Donne qui gioca al teatrino giavanese, ombre che crescono come finzioni (fictiones?), ma per lui il Concetto, l'”espressione elettrica”, servirà alla causa amorosa soltanto "per l'effetto specioso di certe analogie e concordanze" (Praz), e sempre in termini tolemaicamente ribaltati:

 

Amore o cresce, o è piena e ferma luce:

il primo attimo d'ombra è la sua notte. 

 

Sensibilità antipoda la giapponese. Col suo culto trimillenario per la penombra; essa ci apprende l'uso del veridico rivelare nascondendo:dietro una frale cortina, non visti, osservare il rifulgere massive e impercettibile del Tutto, l’Adombrato, il finalmente Autentico: "E' bello, là, accovacciarsi nel lucore che filtra dallo shoji, e vedere immaginando…” così, inappellabile, l’eterno Tanizaki.

 E invece in Donne, a dispetto di Rumi, l'Amato è Tutto in Tutto; l'amante semplicemente lo adombra. E insiste:

 

Ma non ha raggiunto un amore

l'altissimo grado, se ancora 

ha cura di non esser veduto.  

 

Sarà allora quella luce "piena", "ferma", a preannunciare il perdurare radente dell'abbandono: profezia empirica, secondante la cadenza mille volte appurata da Lao-Tzu: solo colui che si libera per sempre dal desiderio può vedere le Essenze Segrete; colui che non si è mai liberato dal desiderio può vederne solo le Conseguenze. Donne, qui e altrove, come ogni perduto amante, solo sa guardare il ghigno compiaciuto di sé nel sorriso dell'Altro. Presto e irreversibile sarà il disfacimento.

 

*°*

 

Su questo, vedi anche Lezione sull'ombra


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