"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 5 ottobre 2003

 

 


Interviste impossibili  di Giorgio Manganelli

 

 

8.  ‘Rettorica e persuasione’ della piaga

 


Da capo: all’inizio c’è la piaga.

La piaga, questa puttana, crea tutto (anche i ripudi di sé in quanto piaga) a sua immagine e somiglianza, costellando il mondo di allegorie. Si ripete per variazioni, ostinando. E’ querula. Ama le parole e non sa tacere; se lo fa, il suo silenzio è il contrario del vero silenzio, trattandosi di grevi e ricattatorie figure d’eloquenza: metafore ipocritamente mute di voci vive.

Si può così ipotizzare che la piaga, parlando, e cioè mentendo, si confessi sconfessandosi; eppure, allo stesso tempo, la laconica piaga non fa che squagliarsela nel gorgo ingannevolmente strombettante di se stessa. E’ un culo che allo stesso tempo libera geyser e risucchia gorghi. 

Se si preferisce qualcosa di più aulico: è il Buco Nero di un Big Bang.

Tra le sue menzogne, la letteratura è quella che sa di essere tale: per questo la letteratura è sempre comica, prostituta e cinica. Forse dunque è anche la più onesta, ma solo come il cretese che ci dice che a Creta sono tutti bugiardi… 

Soprattutto quando vuol far piangere su di sé lacrime sincere, libera “il mirabile pus della falsità” (Intervista a Dickens). Allora secerne se stessa e si elude. Si elude e si delude infinitamente. E cioè: sa di non essere nulla, e ama travestirsi soprattutto da se stessa (Intervista a Fregoli).

Dice il califfo di Bagdad: “la cicatrice amata genera perle” (Intervista a Harun al-Rashid).


 

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