"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 5 ottobre 2003

 

 


Interviste impossibili  di Giorgio Manganelli

 

 

3.  I dodici


 

Gli intervistati impossibili di Manganelli sono, numero mitico, dodici: a censire queste dodici invadenze nell’io dirupato del Nostro, se ne ricavano i segni a loro modo eloquenti.

E’ certo, intanto, che l’Oriente sia stato attratto dal nostro medium ben più dell’Occidente. Una così smaccata consonanza troverà del resto conferma irrefutabile nei successivi libri di viaggio: La Cina e altri Orienti, Esperimento con l’India, L’infinita trama di Allah.

A questo si potrebbe aggiungere qualche recensione entusiastica di libri sconvenienti: primo fra tutti, Il Corano, nonché  diverse interviste e gli innumerevoli lacerti arabeggianti disseminati un po’ qua un po’ là in tutti i suoi libri.

Va da sé che l’inclinazione per Alì Babà e  la Città Proibita è resa più pepata dal fatto che di questi tempi pieni di nomi arabi voluti terrorizzanti, stia tornando una colpa. 

La deprecabile tendenza di orientarsi a Oriente, lo porta, tra gli italiani, a scegliersi ben due veneziani, Marco Polo e Casanova, entrambi per di più sfacciatamente transfughi – e ancora per lo più verso Est! – dalla madrepatria. 

Soprattutto, tra tutti gli spiriti extracomunitarî che infestano le valli d’Averno, il Manga predilige non i fasti di qualche re francese o presidente Usa, ma l’esotismo regale di Tutankhamon e di Harun al-Rashid. - Una controprova: tra i re, se deve proprio restare in casa, s’accontenta dell’incerto e dismesso re Desiderio, l’ultimo dei longobardi: per noi, malgrado un paio di secoli di permanenza della sua schiatta, nonché l’attenzione sempre pietosa di Alessandro Manzoni e l’entusiasmo terronicamente scomposto di Umberto Bossi, uno straniero, un mai acclimatato.


 

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