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Troppi
libri
Guardo i libri che si accumulano
sulla mia scrivania: c’è la Poetica di Aristotele, ancora chiuso nella
plastica, in cima ad un Agata Christie; sotto si affrontano il Manuale
dell’allegra battona e Avvelenato daDio. Strani e giudiziosi
accoppiamenti. Intravedo una carta stradale della Francia – usata forse
quindici anni fa – e Pride and Prejudice. Naturalmente, Amori crudeli di
Tanizaki. Contrappunto. Da qualche parte, giovani scrittori scrivono libri
che nei prossimi giorni mi chiederanno di leggere. Non posso, sto studiando
il tibetano. Naturalmente mento. Dunque, potei leggere. Messi a quel modo, i
libri sulla scrivania fanno molto sintomo. Non ce ne fossero molti altri ed
ovvi indizi, basterebbe un’occhiata frettolosa persino di uno psichiatra
per diagnosticare: gli manca una rotella. Troppi libri. Quanto tempo penso
di vivere? Mah, è capitato così. Non li leggerai mai. Lo so; molti di
questi libri sono già olter, e per me irraggiungibili. Morire di fame.
Morte per libro. Ma tutte le morti sono per libro, no?
(G. MANGANELLI, Discorso
dell’ombra e dello stemma).
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