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Interviste
impossibili di Giorgio Manganelli
- Figure
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Orientarsi
“Diamo per pacifico che l’Oriente sia indifferente
alla storia, riluttante alle sperimentazioni, che la sua idea di sviluppo e
progresso non sia commensurabile alla nostra; lo metteremo dunque nella
prima elementare, nella prime delle nostre elementari? No, l’Oriente per
chi non sia proprio così compattamente moderno, non è questo; è una
oscura intensa congerie di immagini, di messaggi, indizi e segnali”;
“L’Oriente è una provocazione: è la nostra angoscia, il nostro sogno
che «compensa», come dicono
gli psicanalisti, il discorso estroverso e colto del nostro io. L’Oriente
è anche il nostro suicidio, ma a mio avviso è del tutto sano e onesto
coltivare con diligenza il nostro minuscolo suicidio. Ci ridimensiona.”
(L’infinita trama di Allah).
Facile intuire che un Bush, et
similia, non capirebbero una parola. Ma Bush non cerca il Corano, né la
poesia di Gialâl ad-Dîn Rûmî, né i detti di Rabi’a, né il tappeto
sconfinato delle “Mille e una notte”, né la mistica di Al-Ghazali,:
tutte cose che rischierebbero di rendere più imbarazzante un bombardamento.
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