L’impatto con la psicoanalisi
e con un terapeuta d’eccezione come Bernhard fu cruciale per Manganelli.
Innanzitutto gli permise di scrivere (l’esordio nella narrativa è del
1964) e poi lo portò alla conquista di alcuni capisaldi della sua
concezione del mondo che divennero perno della sua vita come della sua
letteratura.
Amava dire che l’incontro con
Bernhard aveva spezzato in lui “l’idea dell’unicità dell’io e
quindi decomposto l’immagine della mia personalità”.
In un’intervista a Caterina Cadorna pubblicata postuma nel 1990,
anno della sua morte, dichiarò: “Abbiamo tante autobiografie quante ne
servono. Tutte quelle possibili. A seconda del momento della nostra vita noi
abbiamo un’autobiografia diversa. Noi siamo continuamente altre persone e
continuamente percorriamo nuove strade. Ecco, anche questo mi viene da
Bernhard: aver capito che la strada giusta è fatta da un’infinità di
strade sbagliate. La risultanza è poi la strada giusta, ma noi non la
conosceremo mai”.
(S. PETRIGNANI, AutoCommento,
“Panorama”, 5 settembre 1993).
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