La pubblicazione, nel 1964, di Hilarotragoedia
consegnò alla letteratura italiana un’opera matura: uno dei capolavori
del nostro Novecento. L’invenzione del neoavernese, e il suo stupefacente
dominio retorico, facevano presupporre un lungo tirocinio. Hilarotragoedia
concludeva un “laboratorio” e inaugurava una carriera letteraria. E ben
poco della preistoria di Manganelli, poteva dire la beckettiana e
monomaniacale conferenza teatrale Iperipotesi: passata attraverso
varie redazioni e presentata a Palermo nella prima riunione del Gruppo 63.
Enzensberger manifestò la sua curiosità a Calvino. Che non poté fare
altro che limitarsi a una presentazione di Manganelli: “E’ una delle
personalità più interessanti e intelligenti che ci siano oggi in Italia:
sia come scrittore che come critico che come “personaggio”…
(S. S: NIGRO, Scoperta di una
vocazione, in Le foglie messaggere, a cura di V. Papetti, Editori
Riuniti).
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