"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 5, ottobre  2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Per "Interviste impossibili"  di Giorgio Manganelli:


3. Ariosto

 


 

“ma ch’uno error che fece poi fu quello

ch’un’altra volta gli levò il cervello”

(L. ARIOSTO, Orlando Furioso, XXXIV, 86, 7-8)

Nell’Orlando furioso, il più infinito dei libri impossibili, si scopre che tutte le morti hanno tombe adeguate, il che vuol dire tombe grottesche, ironiche, smaccatamente metaforiche, fulmineamente icastiche: e sempre perfidamente adeguate. E poiché, oltre gli uomini e prima degli uomini, muoiono le speranze, i talenti, le trame, gli amori, le promesse e le beltà, ogni individuo può esser raccontato come la secchia sfondata di sé stesso. Dall’imbuto dell’istante, sciami di funerali si defecano per le miriadi di morti che ogni istante vissuto produce. Un orecchio splenetico o proustiano ne avvertirebbe il sussurro.

Eppure nessuna tragedia. Come sempre, l’eccesso di quantità, fa ridere; e l’ariostesca baraonda del caravanserraglio delle morti (amori, corone di re, speranze, tenaci, poemi, bellezze…) ha il clangore di latta dei circhi che si smontano, delle fiere che riprendono la strada. - Anche perché al di là della morte dell’Essere non c’è il Nulla metafisico che tutti noi presentiamo già tra gli spazi di ogni minimo sospiro, ma la Luna.

La quale per di più è raggiungibile.

Sia pur solo per intercessione di un ilare Giovanni Evangelista e l’aiuto del sapiente Ippogrifo, è possibile non solo accedere al variopintissimo cimitero – un Bosch in ottonari! – lunare, ma riportare di Qua ciò che pareva perduto di Là. 

Una voce più cinica direbbe che questa generosità della Luna vale quella del croupier che allunga qualche fishe al giocatore patologico, sapendo che la moneta ricadrà presto dalla parte del banco… Altro che Dante che, al cospetto di Colui che tutto move, una volta per tutte si trasumàna!… nel Furioso nessuno impara niente: il senno d’Orlando tornerà dall’ampolla nel suo testone giusto il tempo di qualche strategico duello per il bene della Fede, per poi risvaporarsi inesorabilmente: lo stesso Astolfo, che sniffa già lassù quanto aveva sprecato di saggezza e intelligenza, si rifarà vagamente demente e distratto appena la vita gliene darà occasione, e cioè subito.


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