"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 5, ottobre  2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Per "Interviste impossibili"  di Giorgio Manganelli:


2. Petrarca

 


 

“Ma non posso frenare il desiderio.”

(F. PETRARCA, Secretum)

 

Anche se la Commedia è divina e quindi eterna, mai dire sempre. 

Il tempo per Dante di imbarcarsi tra l’“anime fortunate tute quante” alla foce del Tevere per sbarcare in Purgatorio, e già la sua architettura di tramezzi e paratìe che regola i flussi tra Vivi e Morti si squaglia: pensate a quel vero centro della letteratura di sempre che è il Secretum di Petrarca… 

Forse qualcuno è già stato capace di leggere Petrarca come autore di distillate perfidie? Nel Secretum  Francesco prende Dante, che sempre quasi finse d’ignorare, e come se non fosse lo ricalca punto per punto ma sempre per rilanciare, in un azzardo sistematico verso il caos.

A insinuarla così, la cosa sa di sistematico sberleffo: Dante incontra un savio non più che infero e pagano come Virgilio? Petrarca il più grande Santo della cristianità, Agostino d’Ippona, l’autore delle Confessioni! Già sul terreno tutto dantesco dell’aristotelico principio d’autorità, si parte con un 6-0 al primo set... 

Dante, semplice e protervo come tutti i primitivi, naïf tendente al selvatico e al rude, gotico martellatore in peritura lingua del , crede che Virgilio sia ciò che dice di essere: un emissario dell’oltretomba venuto a salvarle, lui infingardo irrimediabile, dal disastro della vita… Petrarca evoca scenari più sottili e già definitivamente capziosi: certo, anche lui non dubita che quello sia sant’Agostino, eppure il dialogo – o sarà un duello? – s’inscena al cospetto della Verità nuda: già questo bisogno di reciproca certificazione da parte – si direbbe in questi tempi giuridicamente disgraziati – “terza” non può non immalinconire…

Ma soprattutto: Dante obbedirà all’infero Virgilio quando questi gli proporrà una via di salvezza da se stesso, mentre Petrarca al paradisiaco Agostino no.

Ecco l’inizio d’una tabe catastrofica: il No!, qualche secolo dopo, di don Giovanni all’intimazione d’un emissario del Cielo di “lasciar le donne” ha il suo seme nobile nel Poeta che non lascia, neppure i cambio di Dio, la donna sua: neppure se è una sola, neppure se è morta!

Eppure gli è chiarissimo che Agostino ha ragione, che l’amore per Laura è un non-senso al quadrato: un’uggia costantemente peccaminosa… Ma niente da fare: l’infimo Vivo qui già si sottrae al Morto immenso: sostiene, s’illude, di avere trovato in quell’amor selvoso un destino più suo. Anchilosato dalla nevrosi, accidioso e puerilmente superbo, nel Secretum – e nel Canzoniere? – non fa che dire No! a un Santo: questa torta di No ha al centro la ciliegina – ma più grande della torta - d’una coltivata libidine per una morta…


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