"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 2, gennaio 2003

"L'Amore" di Stendhal - Figure "I Luoghi"


Jean-Baptiste-Camille Corot, Firenze dai Boboli

 

Firenze

 

Stendhal arriva a Firenze per la prima volta il 22 gennaio 1817. All'inizio con qualche pregiudizio, suscitato dal pauroso racconto del vetturino, riguardo certe bande di ladri assassini degli Appennini. Pensando subito male dei fiorentini, brucia le diciassette lettere di raccomandazione. Ma scendendo da via Bolognese, alla vista della città nella pianura, circondata da “montagne pelate”, su cui spicca la rossa cupola del Duomo, Henri si emoziona. Comincia  a enumerare tutti i grandi del passato e il cuore gli batte forte: “I ricordi si affollavano nel mio cuore, non mi sentivo in condizione di ragionare e mi abbandonavo alla mia follia come al fianco della donna che si ama”.  Lungo le strade non si perde: è come se le avesse  già conosciute. Si lancia alla scoperta della città, visita S. Croce, ne esce con tachicardia e  vertigini. Si siede su una panchina della piazza e tira fuori dal portafoglio i "Sepolcri": “non vedevo i loro difetti: avevo bisogno della voce di un amico che condividesse la mia emozione”.  

Si comporta esattamente come un turista moderno, seguendo il medesimo itinerario e gli stessi riti: siede a un tavolino del caffè Revoire in Piazza della Signoria - avrà preso la cioccolata che rende indimenticabile per tutti quel locale? -, passeggia alle Cascine e si lamenta della folla: “Firenze è solo un museo pieno di stranieri”.

La sera va al teatro del "Hhohhomero, è così che si pronuncia Cocomero. Sono furibondo contro questa lingua fiorentina, così celebrata. In un primo momento mi è parso di sentire dell'arabo, e non si può parlare svelti”. Anche a Firenze impazza “Il Barbiere di Siviglia. Allestimento e rappresentazione modesti e mediocri, ma che gli danno modo di scoprire il carattere dei fiorentini.

Scrive su "Roma, Napoli e Firenze":  

"L'istinto musicale mi fece vedere, sin dal giorno del mio arrivo, qualcosa di inesaltabile in tutti quei volti; e la sera non restai affatto scandalizzato del loro modo saggio e corretto di ascoltare il "Barbiere di Siviglia…Arrivando da Bologna, terra di passioni, come non restare colpiti  da qualcosa di ristretto e di arido in tutte quelle teste?… L'amore-passione s'incontra di rado tra i fiorentini". E sulle donne commenta: "Quello che non troverete mai, è l'aria esaltabile, ma in compenso, spirito, fierezza, ragione, qualcosa di finemente provocante… Ma quegli occhi così vivaci e penetranti han l'aria più disposta a giudicarvi che ad amarvi. Ci vedo sempre l'idea del ragionevole, e mai la possibilità di fare follie per amore".

Insomma: “Perché l'Italia potesse presentare tutti i contrasti, il cielo ha voluto che essa avesse una terra assolutamente priva di passioni: è Firenze”.

 

 

torna su

 

                      torna a