"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 2, gennaio 2003

"L'Amore" di Stendhal - Figure "I Luoghi"


Jean-Baptiste-Camille Corot, La strada per Volterra

 

Volterra

 

Città fatale. - A margine del LIX capitolo de "De l'amour" si legge: "Vol. 1819. I caprifogli alla discesa". La nota è generalmente omessa nelle edizioni correnti, perché considerata oscura e non essenziale. In realtà è una vera e propria istantanea, una "sigla": vuol dire “Volterra, 1819” e rimanda a uno dei momenti fatali della vita di Stendhal. 

Ecco i fatti. 

Nella primavera di quell'anno, Matilde si reca nella cittadina toscana per visitare i figli in un collegio. Stendhal, non potendo sopportare la prospettiva di stare lontano dall'amata, nei primi giorni di giugno decide di raggiungerla in incognito e di guardarla da lontano, senza essere visto. Appena giunto a Volterra, adotta un travestimento patetico: un paio di occhiali verdi.  

Il paese è piccolo; le stradine, all'ombra delle antiche case-torri medioevali, sono strette. Matilde è la prima persona in cui si imbatte. Lei ha un gesto di stizza e si allontana senza rivolgergli neppure una parola.  

Disperato, Stendhal esce dalla stretta delle mura che circondano la città; lo sguardo si apre sui giardini e sulle valli verso il mare, che lui contempla per  ore.  

Da Porta all'Arco giunge alla Porta Fiorentina, nel giardino del signor Giorgi incontra di nuovo Matilde (ecco i “caprifogli alla discesa”!),  sempre molto contrariata. La mortificazione cancella in un buco nero il paesaggio: le “superbe mura etrusche” sono nominate solo come fondale di sognate  e ormai impossibili passeggiate con lei. Si perde nella città come se non l'avesse mai vista prima, come se la disperazione gli avesse azzerato la memoria: deve ritrovare le strade su una  mappa abbozzata proprio dal fratello di Matilde.

 

Sfondo di un dramma, questa è un’altra Volterra rispetto a quella descritta qualche anno prima, da turista scrupoloso e spensierato, attratto dalle antichità,  in “Roma, Napoli e Firenze”

Il luogo che gli aveva tolto ogni speranza di felicità  dovette fornirgli, proprio in quei giorni, anche la medicina al suo dolore. A margine del primo capitolo del "De l'amour", una nota, datata al 10 giugno 1819, avverte che il libro è tradotto liberamente da un manoscritto di  Lisio Visconti. Glielo aveva affidato in punto di morte,  avvenuta “da poco tempo in Volterra, sua patria”, con il permesso di pubblicarlo purché “avesse trovato modo di renderlo in una conveniente forma”.

 

 

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