"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 2, gennaio 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. Proviamo a segnalarne qualcuna

 

 

Per "L'Amore" di Stendhal:

 

4. Goethe (e Mozart)

 

 

E. Boullée, Progetto per il cenotafio di Newton

 

Stendhal aveva il dono di essere ingiusto e irriconoscente con rapida grazia. Goethe è, nel Brulard”, “l’insipido Goethe”. 

Ma Goethe con il Werther” aveva dato anche al giovane Stendhal una grammatica amorosa, sincera al punto da essere impronunciabile: “se osassi scrivere come penso, dovrei esprimermi come questo ragazzo” (Diario, 21 gennaio 1805). 

‘Essere Werther o Don Giovanni?’: è un modo essenziale per riassumere il dilemma di Stendhal in amore. La faccenda è in fondo semplice: si gioca al Don Giovanni fin quando, preda impotente dell’amore-passione, non ci si ritrova ridotti - o innalzati? - a Werther. I dolori, e i piaceri (non tutte le donne sono “impossibili” come  Carlotta!) di Werther sono infinitamente più grandi:

“L’amore, anche quello infelice, dà a un animo sensibile, per il quale la cosa immaginata è la cosa che esiste, tesori di godimento… ci sono delle sublimi visioni di felicità e di bellezza in ognuno di noi e in ciò che si ama… illusioni che un uomo saggio non può mai avere” (framm. 121). 

Ma torniamo a Goethe, al quale è dedicato, in De l’Amour”, un frammento (il 61) lusinghiero su un argomento sorprendente: il rapporto col denaro.

Il suo Viaggio in Italia” Stendhal lo saccheggiò con il solito slancio napoleonico per scrivere Napoli, Roma e Firenze”: Goethe, il più signorile tra le mille e tre vittime dei suoi plagi, non fece una piega, riconoscendosi anzi ammirato per l’ “energia” del libro. 

Da allora lesse Stendhal sempre: il dilettante francese fu per lui qualcuno da cui non poteva staccarsi. 

Ammirò molto “Il Rosso e il Nero”, dove c’è un capitolo – bellissimo! – intitolato “Le affinità elettive”. Dell’effetto che il romanzo in cui due coppie fatalmente si incrociano ebbe su Stendhal, c’è traccia nel Diario: “La sera del 18 ho letto le Affinità di Goethe, romanzo di un uomo di grande talento…”.

Di Goethe Stendhal sputtanò soprattutto l’autobiografia, Poesia e verità”, trovandola pomposa e quindi noiosa: ma pare che in realtà non la lesse davvero, e che si fidò di uno dei suoi giornali preferiti, l’Edinburgh Review”.

Come sempre nella vita, dunque, due pesi e due misure: se Goethe si fosse fidato di quanto quello stesso giornale aveva scritto di Stendhal, avrebbe dovuto definirlo uno scrittore "frivolo".

 

 

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