"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 2, gennaio 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. Proviamo a segnalarne qualcuna

 

 

Per "L'Amore" di Stendhal:

 

3. Petrarca

 

 

 

“Petrarca era infelice perché non poteva prendere il caffè?”

La fondamentale questione è posta proprio in un capitolo di "De l’Amour”: piccolo esempio di come Petrarca sia uno dei prezzemoli dell’epistolario, delle conversazioni e dei libri di Stendhal.

Sempre inDe l’Amour”, il triste caso emblematico caso del “povero Salviati” (cap. XXXI), una delle tante maschere del nostro, è ricostruito a partire dagli “appunti” che ha scritto poco prima di morire, “sul suo Petrarca”.

Stendhal amò più di tutti il primo sonetto del “Canzoniere: una profezia in quintessenza non solo della sorte del suo amore per “Métilde”, ma di un innamorato solitario destinato a diventare scrittore.

Proprio su una sua copia del De l’Amour” Stendhal ne cita a memoria un verso: “Io ero in parte altr’uomo di quel ch’io sono”. - Segue una nota, scritta nel solito mélange di francese e inglese, che traduciamo: “Occorrerebbe sforzare myself e per così dire violentare il pudore per speak, anche in termini così poco sviluppati, del mio amore for Métilde”.

Che scrivere d’un amore perduto significhi “violentare il pudore” è già uno dei sentimenti di quel suo sonetto preferito: un vaneggiar di cui “vergogna è il frutto

Come Petrarca, Stendhal sa anche che, essendo l’amore insulso per chi non lo conosca di suo, è possibile raccontarsi solo a chi per prova intenda amore”: “Invito a non aprire questo libro tutti coloro che non sono mai stati infelici per cause immaginarie estranee alla vanità, e si vergognerebbero molto di saperle divulgate nei salotti.” (“De l’Amour, Prima Prefazione).

 

 

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