Stendhal,
lo si dice sempre e lui per primo, non è Chateaubriand.
Una
prova per tutte: partecipò alla follia della Grande Armée in
Russia ma non ne fece mai il Niagara di parole che ne avrebbe fatto
uscire l’altro. Reticenza del vero reduce? - Si sa che non mise
nei suoi romanzi l’inverno russo che subì ma la Waterloo che non
vide.
Eppure
la Russia fu un’esperienza che lo trasformò.
Partì
il 23 luglio 1812. Dopo essere stato ricevuto dall'imperatrice Maria Luisa,
prende l'incarico di portare a
Napoleone il portafogli
dei ministri. Incontra l'imperatore in agosto, a Boyarinkova. A
spingerlo in questa impresa è la segreta e inutile speranza di
guadagnare qualche
diritto "to my dear
Italy". A Mosca, assiste all'incendio e partecipa alla
ritirata distinguendosi per
il tranquillo coraggio. Partecipa ai saccheggiamenti in suo modo
inconfondibile e, per noi, commovente: porta via un volume di
Voltaire rilegato in marocchino. Tiene un diario,
del quale si sono conservati solo pochi frammenti,
disordinato, geniale, su cui appunta quei terribili giorni, visti
dal suo personalissimo punto di vista, raccontati
nelle lettere di quel periodo.
Scrisse
all’amata contessa Daru, quando ormai era cominciata la ritirata
che avrebbe ucciso quasi tutti i 600.000 uomini partiti:
"Le
nostre sofferenze fisiche da Mosca a qui sono state diaboliche. Non
c’è facchino del mercato che, alla fine della giornata, sia
sfinito come l’eravamo noi ogni sera, mentre costruivamo la nostra
piccola capanna di rami secchi e mentre accendevamo il fuoco. Io mi
sento ancora gelare, e ve ne accorgerete certo dalla mia brutta
scrittura. Non ci riconoscerete, cara cugina. Ad eccezione del
Padrone, le cui vetture hanno resistito grazie ai suoi domestici e
ai suoi cavalli, noi siamo tutti in condizioni da far paura."
Da
un’altra lettera, questa volta alla sorella Pauline: “Sto
bene… Ho perduto tutto e non ho che gli abiti che indosso. Quello
che è molto più bello è che sono magro”. Magro e anche senza
capelli.
Intanto
era stato nominato direttore generale degli approvvigionamenti di
riserva per i governi di Smolensk, Vitebsk e Mohilev. - Sopravvisse
a forza di coraggio e di tazze di caffè, arrangiandosi per il resto
con tutto: anche pagando 20 franchi un pezzo di candela di sego da
mangiare poi chissà se voracemente o con oculatezza.
Arrivò
a Parigi il 31 gennaio 1813. Ma il freddo della Russia gli rimase a
lungo nelle ossa. Scrisse il 4 febbraio: “Ho un freddo interno,
bevo due o tre bottiglie di ottimo vino. Prendo il punch, del caffè,
non serve a niente; ho sempre fame e freddo.”
Malgrado
il comportamento encomiabile durante la terribile campagna,
Stendhal, a differenza di tanti, non ottenne né un avanzamento né
una lode: “Sono rimasto un disgraziato come prima. Ciò non
diminuisce per niente il mio zelo nel servire Sua Maestà e la mia
allegria”.
In
realtà, fu una grave mortificazione, anche se cercò di non
dimenticarsi mai che – Bonaparte escluso - solo le anime volgari
provano piacere nel comando.
di F.C. e
M.M.M.