Dopo
la Russia, Stendhal è di nuovo a Parigi. E’ il disastro: i russi
prendono Montmartre e bivaccano agli Champs-Elisées… Quanto a lui,
scopre che il padre, “il bastardo”, non può affatto lasciargli la
rendita su cui aveva da sempre fatto conto: “penso che mi stiano per
piombare addosso dieci o venti anni di miseria.”
Invece
che farsi saltare le cervella – eventualità che ebbe sempre
presente - scrive in cinquanta giorni un libro dal titolo
settecentescamente chilometrico: “Lettres
écrites de Vienne en Autriche sur le célèbre compositeur Joseph
Haydn, suivies d’une vie de Mozart, et de considération sur Métastase
et l’état présent de la musique en France et en Italie”.
Si
ridurrà poi a “Vies
de Haydn, de Mozart et de Métastase”.
E
dunque: sull’orlo della rovina (debiti per 37.000 franchi!),
l’autore che noi chiamiamo solo “Stendhal” spende 1.150 franchi
per stampare in proprio un libro firmato con lo pseudonimo “Louis-Alexandre-César
Bombet”, su un argomento di cui lui non sapeva nulla e che
avrebbe interessato a pochi, se non a nessuno.
Lo
pseudonimo univa tre sovrani: Luigi di Francia, lo zar Alessandro,
mentre Cesare non poteva che essere Bonaparte. “Bombet” richiama
l’aspetto inguaribilmente grassoccio di Beyle.
Per
il suo primo libro, Stendhal ne aveva saccheggiati altri: per Haydn,
le “Haydine” dell’italiano Giuseppe Carpani; per Mozart
la “Notice biographique de Jean-Chrysostome-Wolfgang-Théophile
Mozart” di C. Winckler e per Metastasio un libro di Sismondi: “De
la Littérature du Midi de l’Europe”.
L’opera
è dunque un plagio, e come tale fu riconosciuto quasi subito: lunghi
pezzi dei tre libri copiati intervallando qua e là osservazioni e
commenti suoi.
Forse,
in realtà, si può pensare a una scrittura che fa del “jazz”…
si prende una cosa scritta da un altro e la si rifà, ma come un Louis
Armstrong canta l’Opera da tre soldi… è lei ma non lo è
più…