Il
30 ottobre 1799, Henri Beyle lascia
la sua insopportabile
Grenoble per trasferirsi
a Parigi, dai Daru, ma riparte
dopo pochi mesi per l’Italia. Vi torna molte volte nel corso della
sua vita, per lunghi o brevi periodi,
a trovare sempre
nuovi amori - felici e
non felici -, letture, occasioni, delusioni,
vita mondana. Per lui Parigi è
soprattutto, “l’unico
posto dove sia possibile scrivere”:
“In
fondo al mio cuore, dal punto di vista morale, io ho sempre
disprezzato Parigi.[…] Dal punto di vista fisico Parigi non mi è
mai piaciuta. Anche verso il 1803, mi faceva orrore perché non
aveva intorno montagne. I monti del mio paese, il Delfinato,
testimoni durante i 16 primi anni della mia vita, dei moti
appassionati del mio cuore, mi hanno dato in quest’argomento
un’inclinazione, un bias, come dicono gli inglesi, da cui non ho
mai potuto deflettere.[…]. Oggi io stimo Parigi. Confesso
che per il coraggio dev’essere collocata al primo posto
come per la cucina e lo spirito. Ma non mi seduce maggiormente per
questo. Mi sembra sempre che ci sia nella sua virtù un po’ di
commedia”
(“Ricordi
di egotismo”, cap. IV).
di
M.M.M.