CLAUDIO - Ma adesso Amleto, mio congiunto e mio figlio…
AMLETO - Un po’ più che congiunto e meno che figlio…
«Esso è dominato in misura senza precedenti nel canone
shakespeariano da un particolare accorgimento retorico: è ossessionato
da doppi di ogni genere, in particolare dall’uso della figura nota
come endiadi. In senso letterale, essa significa l’uno attraverso il
due e possiamo illustrarla con espressioni comuni quali law and
order (legge e ordine) o house and home(casa e abitazione).
Sono esempi proposti da Chris Baldick, il quale indica
giustamente che “lo status di questa figura è spesso incerto, poiché
di solito non si può stabilire con sicurezza che la coppia di parole
esprima effettivamente un’unica idea” (The concise Oxford
Dictionary of Literary Terms, 1990). Ciò non toglie che si
possa applicare correttamente il termine a espressioni come quelle
così frequenti nell’Amleto. L’opera ha molti
raddoppiamenti, ma quelli che esibiscono un’endiadi sono segnati da
una tensione riconoscibile, come se il legame tra le due parti non sia
del tutto lineare.
(…)
Se io insisto sull’importanza dell’endiadi è per mostrare
che nella retorica dell’Amleto è possibile ritrovare una
tensione, finora passata inosservata, dovuta a una sorta di
costrizione che riflette i grandi e noti temi dell’adulterio e
dell’incesto, preoccupazioni profonde a cui si dà una rappresentazione
esteriore.
Questi tempi si collegano a questioni quali l’identità,
l’identicità, l’unione di io separati (John Carey definisce un
interesse analogo in Donne “la congiunzione degli opposti”) –
come nel matrimonio e, in forma resa patologica, nell’incesto.
Problemi di identità (property), come ho detto in precedenza,
sono trattati in modo enigmatico ne La fenice e la tortora,
scritta con ogni probabilità qualche mese dopo Amleto,
il cui linguaggio è pieno di doppi, antitesi, ripetizioni. Nella sua
essenza, questo modo di scrivere era familiare grazie alla liturgia
inglese, e la sua origine remota va rintracciata probabilmente nei
parallelismi che si trovano nei Salmi. Chiunque conosca il Book
of Common Prayer ha familiarità con questo genere di
linguaggio: “Noi riconosciamo e confessiamo i nostri peccati e le
nostre malvagità”, o “Salvali tu, o Dio, coloro che confessano i loro
peccati, perdonali tu, coloro che sono pentiti”. I “coloro” nelle
costruzioni parallele di quest’ultima citazione possono non coincidere
perfettamente, ma ogni discrepanza non fa che rafforzare la supplica,
poiché dà l’impressione di coprire i casi più disparati. Ci sono molti
raddoppiamenti e endiadi nell’Amleto, dove il
significato dell’insieme dipende da una mancanza di naturalezza del
raddoppiamento, una sorta di intensificazione patologica
dell’accorgimento. Come nota George T. Wright (Hendiadys and
Hamlet), l’effetto può essere quello di introdurre in
un’espressione ansia e mistero.
Il raddoppiamento influisce anche sulla struttura dell’Amleto.
Ci sono coppie di personaggi: Cornelio e Voltemando, due ambasciatori
che pronunciano (insieme) solo dieci parole; e gli indistinguibili
Rosencrantz e Guildenstern. Il teatro nel teatro è un doppio
inquietante dell’Amleto, e la pantomima lo è del teatro nel
teatro. Il ruolo del vendicatore è raddoppiato (da Laerte e da
Fortebraccio) e le cronografie nella scena d’apertura di Bernardo e di
Orazio) formano come due parentesi che racchiudono l’insieme.
L’insieme parte due volte ed è due volte benedetto dal padre (“A
double blessing is a double grace” [I.iii.53] un verso che
raddoppia double). Una duplicazione forzata ha luogo ovunque…»
(F. Kermode, Il linguaggio di Shakespeare, Milano
2000)
Aggiungiamo la doppia raccomandazione a Ofelia da parte di fratello e
di padre di non concedersi ad Amleto, la doppia apparizione dello
Spettro, la doppia morte (il veleno nella coppa e il veleno sulle
spade), Amleto che si sente raddoppiato in Orazio, Laerte e
Fortebraccio, Amleto e Fortebraccio si chiamano come i loro padri…
vedi anche
simmetrie.