AMLETO - …le mie
tavolette… è bene che io metta giù questo…
(Atto I, sc. 5)
«Il tuo dono, il
taccuino, è nel mio cervello
Tutto scritto in
memoria duratura»
(Sonetto 122, vv.
1-2)
Come l’amore
per Beatrice resta stampato per sempre nel libro della memoria di
Dante
(Vita Nuova, cap. I),
l’ordine di vendicarlo che Amleto riceve dallo Spettro, dice enfatico
Amleto, «tutto solo vivrà / Nel libro e nel volume del mio cervello,
/ non mescolato a materia più vile»
(Atto I, sc. 5).
- Ma non gli basta: ripensando alla luce della terribile rivelazione
del papà non morto per caso ma ammazzato, che lo zio Claudio è ora un
re fratricida dal volto radioso, Amleto fa una cosa strana: «le mie
tavolette… è bene che io metta giù questo, che uno può sorridere, e
sorridere, ed essere uno scellerato; almeno son sicuro che può essere
così in Danimarca. [Scrive]. Così, zio, lì voi siete…»
(Atto I, sc. 5).
Assieme ad altre isterie, la cosa
potrebbe ben darci l’idea di che choc tremendo dev’essere stato per
lui l’incontro col fantasma sugli spalti di Elsinore: prendere tutto
concitato il suo quadernetto per appuntarsi che lo zio è uno
scellerato sorridente… momento di vertiginosa regressione a qualcosa
che gli darà pace fare, paura che il libro della memoria sia un libro
di sabbia, chissà. Del resto cosa dirà ad Orazio e agli altri compagni
ansiosissimi appena li rincontrerà? Che la Danimarca è un covo di
«furfanti matricolati», alché perfino Orazio non può trattenersi dal
dirgli che «per dirci questo, monsignore, non c'era bisogno che un
fantasma uscisse dalla tomba» (Atto I, sc. 5).
Però c’è chi non perdona: «Amleto è
uno studente i cui rari piaceri hanno a che fare con il pensiero. E’
patetico, per non dire comico, che dopo avere udito lo Spettro, il suo
impulso si quello di mettere subito mano al taccuino d’appunti, per
così dire, e buttar giù una nota sulla constatata ipocrisia dei
malvagi» (N. Frye, Shakespeare, Torino 1990)
Davvero Amleto
altro non è che «un povero ragazzo con un libro in mano»
(Stanislaw Wyspiański)?
Non solo Ofelia direbbe
tutt’altro! - A ognuno, del resto, il suo:
«Il
Rinascimento esplorava l’universo, il Barocco le biblioteche»
(W. Benjamin, Premessa gnoseologica a Il dramma barocco
tedesco, Torino 1999).
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