"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 

 

21. Proto-Amleti

 

 

 

 


 

«Non si può interpretare l’Amleto se non attraverso i due Riccardi

(J. Kott, Shakespeare nostro contemporaneo, Milano 2006)

 

 

«Shakespeare sviluppa il suo Amleto a partire da un nucleo di personaggi che si possono a vario titolo considerare dei proto-Amleti. Riccardo II è un bambino pieno di autocommiserazione, che agisce in modo teatrale ma senza rendersi conto, a differenza di Amleto, che sta recitando. Falstaff è, non diversamente da Amleto, un intellettuale, il prodotto di un artista che sta prendendo piena coscienza dei proprio mezzi, ma non sa guardare dentro di sé con la stessa lucidità di Amleto. Nel momento in cui acquista quella lucidità, Falstaff muore, quasi suicidandosi. Bruto anticipa Amleto, ma nel senso di rappresentarne, per così dire, il contraltare. Amleto è distrutto dalla sua immaginazione. Bruto è distrutto dall’aver represso la propria, secondo la sua visuale stoica, che cerca di eliminare il caso dalla scena del mondo. Il più affine ad Amleto è l’indecifrabile Jacques, radicalmente escluso dall’azione» (W. H. Auden, Lezioni su Shakespeare).

  

Per chi non ricordasse, Jacques è il melanconico innamorato di Come vi piace.

Auden, pagine prima, su Riccardo II aveva già detto:

 

«Riccardo possiede solo un’inclinazione letteraria, ed è uno stupido. Amleto ha spiccate doti intellettuali, e intuisce che quanto gli accade ha una valenza universale. Riccardo non vede che se stesso. Entrambi sono egocentrici, ma Amleto fa più danni. Dietro ad ambedue, c’è il dolore reale dell’uomo malinconico che riflette sull’interrogativo se essere o non essere. Per Amleto è un’alternativa che lascia aperta la possibilità di scegliere. La sola via di fuga di Riccardo è nel linguaggio. Shakespeare riesce a saldare il conto con lo stile lirico tradizionale grazie al ritratto di Riccardo II, per dedicarsi agli uomini d’azione negli anni centrali della sua carriera teatrale. Scriverà, nell’ultimo periodo, drammi lirici che non contemplano uomini d’azione» (Ibid.).


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