«Non
si può interpretare l’Amleto se non attraverso i due
Riccardi.»
(J.
Kott, Shakespeare nostro contemporaneo, Milano 2006)
«Shakespeare sviluppa il suo Amleto
a partire da un nucleo di personaggi che si possono a vario titolo
considerare dei proto-Amleti. Riccardo II è un bambino pieno di
autocommiserazione, che agisce in modo teatrale ma senza rendersi
conto, a differenza di Amleto, che sta recitando. Falstaff è,
non diversamente da Amleto, un intellettuale, il prodotto di un
artista che sta prendendo piena coscienza dei proprio mezzi, ma non sa
guardare dentro di sé con la stessa lucidità di Amleto. Nel momento in
cui acquista quella lucidità, Falstaff muore, quasi suicidandosi.
Bruto anticipa Amleto, ma nel senso di rappresentarne, per così
dire, il contraltare. Amleto è distrutto dalla sua immaginazione.
Bruto è distrutto dall’aver represso la propria, secondo la sua
visuale stoica, che cerca di eliminare il caso dalla scena del mondo.
Il più affine ad Amleto è l’indecifrabile Jacques, radicalmente
escluso dall’azione» (W. H. Auden, Lezioni su Shakespeare).
Per chi non ricordasse, Jacques è
il melanconico innamorato di Come vi piace.
Auden, pagine prima, su
Riccardo II aveva già detto:
«Riccardo possiede solo
un’inclinazione letteraria, ed è uno stupido. Amleto ha
spiccate doti intellettuali, e intuisce che quanto gli accade ha una
valenza universale. Riccardo non vede che se stesso. Entrambi
sono egocentrici, ma Amleto fa più danni. Dietro ad ambedue,
c’è il dolore reale dell’uomo malinconico che riflette
sull’interrogativo se essere o non essere. Per Amleto è
un’alternativa che lascia aperta la possibilità di scegliere. La sola
via di fuga di Riccardo è nel linguaggio. Shakespeare riesce a
saldare il conto con lo stile lirico tradizionale grazie al ritratto
di Riccardo II, per dedicarsi agli uomini d’azione negli anni
centrali della sua carriera teatrale. Scriverà, nell’ultimo periodo,
drammi lirici che non contemplano uomini d’azione» (Ibid.).