Horatio: «The apparition cames»
(Amleto, Atto I, sc. 2)
«Che i fantasmi vengano a noi dal futuro?
Risponda, la scongiuro.»
(G. Manganelli, Un amore impossibile, in Agli dèi ulteriori,
Torino 1972)
«La centralità dell’incontro di Amleto con il fantasma in rapporto
all’interpretazione del testo è confermato dalla sintomatica
evoluzione della figura del fantasma nel tempo e dalla difficoltà
odierna per i registi a rappresentarla. Se il fantasma era per la
Restaurazione e il Settecento essenzialmente segno di orrore e
terrore, con possibili implicazioni diaboliche come suggerito dal
testo (cfr. E. Prosser, Hamlet and Revenge, 1967),
dalla fine del Settecento diviene invece immagine di onore e dignità,
di fronte alla quale inginocchiarsi reverenti, come
nell’interpretazione di John Philip Kemble, laddove
Betterton e Garrick avevano mostrato spavento e angosciosi
dubbi. Nel 1824, nota
Tieck, in Germania come a Londra
il fantasma parlava da “freddo conferenziere”, stabilendo una
tradizione che in parte tuttora perdura, con sottinteso avvaloramento
dell’ordine di vendetta e della necessità di obbedirlo, e
cancellazione di ogni elemento testuale contraddittorio (…). Oggi le
scelte di regia per il fantasma, molto diverse tra loro, costituiscono
uno degli elementi nodali dell’interpretazione.»
(G. Restivo, Percorsi della critica su Amleto, in
Tradurre/Interpretare “Amleto”, Bologna 2002).