Shakespeare fu il centro della
vita di Ludwig Tieck (1773-1853), critico,
Dramaturg, regista, adattatore, direttore teatrale, autore di
fiabe e novelle di argomento shakespeariano. Già a vent’anni, nel
1793, aveva scritto Il meraviglioso in Shakespeare:
«Partendo dal presupposto che
tutte le opere di Shakespeare sono specchio della stessa integra e
organica fantasia del poeta e che all’interno della produzione
shakespeariana le commedie si distinguono dalle tragedie non in base
ad una normativa astratta, ma per il diverso dosaggio di elementi
simili che con straordinaria maestria Shakespeare infonde in esse,
Tieck analizza l’uso del meraviglioso che Shakespeare fa nelle opere
leggere, gioiose, fiabesche, idilliche, aeree, come La
Tempesta e Il sogno, in cui lo spettatore si
abbandona del tutto e a lungo all’inverosimile, e nelle opere
tragiche come Macbeth o l’Amleto, in cui
la comparsa dell’inverosimile è più momentanea e sporadica»; la sua
riforma, «che ai suoi tempi apparve stravagante e rimase tutto
sommato isolata, non mirava ad altro che a questo: portare in scena
i testi shakespeariani così com’erano, integri e nudi, il più
possibile fedeli all’originale, senza omissioni e sovrapposizioni
testuali, su di una scena integra e nuda, senza sovrapposizioni
scenografiche.» (M.
Fazio, Il mito di Shakespeare e il teatro romantico, Roma
1992).
Dal 1819 Tieck visse a
Dresda, dove dal 1824 fu Dramaturg und Literat,
carica che conservò fino al 1842. Subendo la resistenza - che
Amleto conosceva e disprezzava - di un pubblico rozzo e ignorante,
riuscì a portare in scena undici drammi di Shakespeare, per un
totale di novantadue repliche: successo, come si vede, più storico
che di pubblico. Per lui però è il salto dalla teoria della pagina
di critica alla realtà della scena.
Parallela a questa attività,
essenziale fu quella di traduttore di Shakespeare assieme a
A. W. Schlegel.
Tieck conosceva i fratelli Schelgel dalla giovinezza tempo (Friedrich
lo incontrò per primo, nel salotto letterario di Dorothea Veit
nel 1797). Solo intorno al 1811 risalgono i primi
contatti di Schlegel con Tieck e l’editore Reimer per
arrivare alla traduzione dell’opera completa. Il lavoro comprendeva
la revisione della prima traduzione e dal 1819 Tieck lo portò
avanti da solo. I primi due volumi uscirono nel 1825. L’opera
venne completala nel 1840 con le traduzioni affidate da Tieck
alla figlia Dorothea e al conte Baudissin.