Polonius: Affection, puh! You speak like a green girl
(Atto I, sc. 3)
«il desiderio sessuale, soprattutto quando si concentra
nell’innamoramento fissandosi su di una donna determinata, è la
quintessenza dell’imbroglio di questo nobile mondo»
(A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena)
L’unico
che pare ami francamente è il Re la Regina: «ella è così congiunta
alla vita e all’anima mia, che, come la stella non si muove se non
nella sua sfera, così non potrei io se non intorno a lei» (Atto IV,
sc. 5) pare addirittura
John Donne. Sempre Claudio sa però che l’amore scivola in un
tempo senza ritorno:
Vive dentro la fiamma stessa
dell’amore
Una specie di stoppino o moccolo
che la smorza,
e niente mantiene la medesima
bontà nel tempo,
poiché la bontà, crescendo in
eccesso,
muore del suo stesso troppo.
(Atto IV, sc. 7)
Fin troppo esatto per non sospettare
che perfino il meglio tra lui e la regina, nonostante le fantasie
porche di Amleto, sia alle spalle: ben prima del funesto matrimonio.
Il resto è tutto un diffidarne e maledirlo. Vedi le prediche di Laerte
e Polonio a Ofelia,
sulla foia che nel suo stesso slancio si equivoca con una metafisica
predisposizione al matrimonio; vedi
le pessime cose che riesce a dire Amleto, i cui
sentimenti hanno picchi da ciclotimico:
1. «Dubita che le stelle
siano fuoco, dubita che si muova il Sole, dubita che la
verità sia menzognera ma non dubitare del mio amore» (Atto II, sc.
2);
2. «Io vi amavo una volta» – «io non
vi amavo” (Atto III, sc. 1)
3. “Io amavo Ofelia; quarantamila
fratelli con tutto il loro amore non potranno toccare il mio totale»
(Atto V, sc. 1).
Ma qui è facile dire quello che si
vuole perché Ofelia è morta, e poi sta facendo una gara di virilità
con Laerte.
«Differenziandosi leggermente da
Chaucer, Shakespeare si rifiutò di rappresentare la morte dell’amore
anziché la morte degli amanti. Nella sua produzione vi è forse
qualcuno, a parte Amleto, che si disinnamora? In ogni caso, Amleto
nega di aver mai amato Ofelia, e io gli credo. Quando l’opera volge al
termine, il principe danese non ama più nessuno, né la defunta Ofelia,
né il padre defunto, né la defunta Gertrude né il defunto Yorick, e ci
domandiamo se questo spaventoso personaggio carismatico abbia
mai amato qualcuno.»
(H. Bloom, Shakespeare,
Milano 2003)