«Sì, certamente, perché il potere della bellezza farà prima a trasformare
l’onestà in una ruffiana di quanto la forza dell’onestà possa volgere la
bellezza a sua somiglianza. Una volta questo era un paradosso…»
(Amleto,
Atto III, sc. 1)
Onestà o
bellezza? Aut aut, si dice in Danimarca! Nessun terzo comodo a
temperar gli spigoli della coppia impossibile. Segue che, poiché Ofelia è
bella, non potrà che riconoscersi prima o poi puttana per potenzialità
ineluttabile.
Amleto
dimostra a suo modo che tra petrarchismo (“Dubita che le stelle siano
fuoco…”, Atto II, sc. 2) e anti-petrarchismo («Vi dondolate e
ancheggiate e scilinguate…», Atto III, sc. 1) non v’è che un passo,
la giravolta d’un’isteria. Ma, come si sa, il principe ama il metodo, è
loico, allievo altero di agostiniani eretici e di copernicani della prim’ora
(perché altrimenti studiare a
Wittenberg?):
se offende, cosa che ama, sente di doverlo fare attraverso un ragionamento
stringente, spiattellando la cattiveria come frutto d’un teorema
inesorabile. A volte è così spietato da lasciarla implicita. E lì lo
adoriamo.
Posto che
siano tali, anche le offese a Ofelia si spacciano per conseguenze dell’un
due tre d’un sillogismo. Ovvero: poiché scelta non si dà tra Essere o non
Essere bella, neppure la si potrà ammettere tra Essere o non Essere
onesta. Dunque nessuna question per la bella Ofelia, puttana
futura: per dirla tutta, futura Gertrude, archètipa e profetica mamma di
questo sarcastico col gusto della disperazione (o viceversa?).
Ma chiudiamo, tornando al punto della misoginia più universale.
Se le donne saranno oneste solo forzosamente, per carenza di bellezza e
quindi di tentazioni, la sola virtù concessa sarà quella che non vale:
perché virtù non scelta ma subìta (F. Kafka, Aforismi di Zürau).
Rispetto all’apoftegma inappuntabile di Manganelli («Essere donna
non è una professione raccomandabile: è, diciamolo pure, il primo
inevitabile passo per diventare puttana», G. Manganelli, Il delitto
rende ma è difficile, Comix 1997), Amleto rincara: la bellezza
della donna accelererebbe drasticamente la carriera libertina. Niente poi
come il matrimonio porterà la donna alla catastrofe del suo compimento
perfetto: sarà puttana fertile, generatrice di maschi: primo inevitabile
passo per un mondo di mostri («Perché vorresti essere una procreatrice di
peccatori? Io stesso…», sempre atto III, sc. 1).
|