"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13  settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 45. Mentire, giacere

 

 

 

 


 

«La scena stupenda del cimitero (assente nel primo in-quarto) è uno dei momenti più alti del teatro di tutti i tempi, e del suo tempo è una sintesi…»

(N. D’Agostino, Nota a W. Shakespeare, Amleto, Milano 2004)

 

«….mentre solo il furor di popolo fa ripristinare scene dell’Amleto come quella del cimitero.»

(G. Restivo, Percorsi della critica su Amleto, in Tradurre/Interpretare “Amleto”, Bologna 2002).

  

1° Clown: ‘Tis a quick lie, sir, and therefore ‘tis not yours’gain from me to you.

(Amleto, Atto V, sc. 1)

 

 

Lo sketch tra il becchino e Amleto è un centro del dramma. Siamo all’apice dell’hilarotragico: giochi di parole sul bordo della tomba di Ofelia. To lie, infatti, in inglese vale sia per mentire che per giacere. Lo stesso gioco, in versione libertina, cè nel Sonetto 138 («Perciò io mento giacendo con lei, e lei con me»: «Therefore I lie with her, and she with me», v. 13).

 

Il becchino (nell’originale il ben più polisemico clown) è il solo a tener testa al principe e, dal basso d’una fossa,  a ricacciargli in gola le parole. Amleto, principe-giullare, sadico fool della corte e di se stesso, trova qui il suo pane; né sa ancora quanto, non immaginando che quella è la fossa d’Ofelia.

Si azzarda una traduzione in cui to lie (mentire e giacere) è reso quasi sempre con errare (sbagliare, ma anche nel senso di errore voluto e quindi menzogna, e muoversi secondo una  direzione erronea), per mantenere l’equivoco voluto tra i due significati del verbo originale:

 

AMLETO – Di chi è questa tomba, brav’uomo?

BECCHINO – E’ mia, signore.

                             Oh, scavare una fossa d’argilla

AMLETO – Penso davvero che sia tua, poiché tu ci giaci dentro

BECCHINO – Voi ci errate fuori, signore, e quindi non è vostra. Quanto a me, io non ci erro, eppure è mia.

AMLETO – Tu ci stai errando, standoci dentro e dicendo che è tua. La tomba è per i morti, non per i vivi; perciò tu erri.

BECCHINO – E’ un errare vivo, sire, e tornerà da me a voi.

AMLETO – Per quale uomo la stai scavando?

BECCHINO – Per nessun uomo, signore.

AMLETO –Per quale donna, allora?

BECCHINO – Per nessuna, nemmeno.

AMLETO – Chi dev’esserci seppellito?

BECCHINO – Una che era una donna, signore; ma, pace all’anima sua, lei è morta.

AMLETO – Che puntigliosa che è questa canaglia! Dobbiamo esser precisi al millesimo, o l’equivocare ci perderà.

(Atto V, sc. 1)

(traduzione di f.c.)

Confronta con un'altra traduzione


 

torna su

 

 

torna a