"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13  settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 46. Paura dei pazzi e terapie mortali

 

 

 

 


 

Re - ed io dubito che la covata che se ne schiuderà sarà qualche pericolo; a prevenire il quale…

(Amleto, Atto III, sc. 1)

  

«…una voce (voce di uno che è giunto al limite della pazienza) dice: “Quando si ha un pazzo in casa lo si rinchiude!”.”

(Jules Laforgue, Amleto, ovvero Le conseguenze della pietà filiale)

 

  

Più passa il tempo, più il re ha paura. Il re: «Non mi piace, e non è cosa sicura per noi lasciar andare intorno la sua» (Atto III, sc. 1); poi, essendo re, la butta in politica: «le condizioni del nostro Stato non possono sopportare un pericolo così vicino a noi quale d’ora in ora cresce dal suo umore rissoso», da ciò il dovere politico di «por ceppi attorno a questa paura» (Atto III, sc. 2). Perduto Polonio, da tiranno onesto il re si lamenta con se stesso per la sua facilona liberalità («la preveggenza avrebbe dovuto tenere a guinzaglio e confinato, e segregato, questo pazzo giovane», Atto IV, sc. 1). Non smetterà fino alla farsa delle spade e della coppa avvelenate: «Com’è pericoloso che quest’uomo sia in libertà! pure non dobbiamo usare la dura legge contro di lui: egli è amato dalla volubile moltitudine, che s’affeziona non secondo il giudizio ma secondo gli occhi; e dove è così, vien pesato il castigo dell’offensore, ma non mai l’offesa. Perché tutto vada liscio e piano, questo improvviso mandarlo via deve parere un meritato indugio; malattie divenute disperate con disperati rimedi si alleviano, o niente affatto.» (Atto IV, sc. 3).

Amleto è diventato sempre più cattivo, e se «gli scemi non sono pazzi» (Cimbelino, II, 3), come i pazzi non sono scemi.


 

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