Re - ed io dubito che la covata che se ne schiuderà sarà qualche pericolo;
a prevenire il quale…
(Amleto,
Atto III, sc. 1)
«…una voce (voce di uno che è giunto al limite della pazienza) dice:
“Quando si ha un pazzo in casa lo si rinchiude!”.”
(Jules Laforgue,
Amleto, ovvero Le conseguenze della pietà filiale)
Più passa il tempo, più il re ha paura. Il re: «Non mi piace, e non è cosa
sicura per noi lasciar andare intorno la sua» (Atto III, sc. 1);
poi, essendo re, la butta in politica: «le condizioni del nostro Stato non
possono sopportare un pericolo così vicino a noi quale d’ora in ora cresce
dal suo umore rissoso», da ciò il dovere politico di «por ceppi attorno a
questa paura» (Atto III, sc. 2). Perduto Polonio, da tiranno onesto
il re si lamenta con se stesso per la sua facilona liberalità («la
preveggenza avrebbe dovuto tenere a guinzaglio e confinato, e segregato,
questo pazzo giovane», Atto IV, sc. 1). Non smetterà fino alla
farsa delle spade e della coppa avvelenate: «Com’è pericoloso che
quest’uomo sia in libertà! pure non dobbiamo usare la dura legge contro di
lui: egli è amato dalla volubile moltitudine, che s’affeziona non secondo
il giudizio ma secondo gli occhi; e dove è così, vien pesato il castigo
dell’offensore, ma non mai l’offesa. Perché tutto vada liscio e piano,
questo improvviso mandarlo via deve parere un meritato indugio; malattie
divenute disperate con disperati rimedi si alleviano, o niente affatto.»
(Atto IV, sc. 3).
Amleto è diventato
sempre più cattivo, e se «gli scemi non sono pazzi» (Cimbelino,
II, 3),
come i pazzi non sono scemi.