"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13  settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 39. Pazzo per niente

 

 

 

 


 

AMLETO - Sono pazzo solo fra tramontana e maestrale. Quando soffia da scirocco distinguo un falco da un falcetto.

(Atto II, sc. 2)

 

 

Rispetto al plot originario, dove Amleto si finge pazzo per mimetizzare i preparativi della vendetta – un po’ come Odisseo che torna nella sua reggia come un vecchio mendicante -, in Shakespeare la scelta risulta tutt’altro che adatta allo scopo. La pazzia di Amleto è chiassosa, iraconda, offensiva, teatrale, indecifrabile: scatena dunque attorno a lui l’allarme generale. E’ qui che il Re inizia ad aver paura di lui: paura di un pazzo palesemente pericoloso («stramberia torbida e pericolosa», Atto I, sc. 1; «È ben pericoloso che costui vada libero», Atto IV, sc. 2) . Eppure aveva tutte le carte in mano: Polonio ha quasi convinto il Re e la Regina che «la causa» della pazzia di Amleto è l’amore per Ofelia: la facondia del consigliere offre su un piatto d’argento al principe una giustificazione che gli avrebbe permesso ogni cosa indisturbato. E invece fa il sincero: oltraggia Ofelia e così si ritrova addosso Rosencrantz e Guildenstern a spiarlo più da presso che Polonio. E anche lì, invece di confidar loro una falsa ragione qualunque, dice che non sa il «perché» sia così malmostoso. Più catastrofico di Zidane alla conclusione del mondiali.

 

 

Il punto è dunque chiaro: se la pazzia è il mezzo per realizzare un piano, il piano qual è? La «trappola per topi» è improvvisata con attori che arrivano imprevisti, e per realizzarsi non ha affatto bisogno che Amleto faccia il pazzo. Quando poi Amleto ha la possibilità di uccidere davvero il Re, solo e inerme in apparente preghiera, anche qui la vendetta si sarebbe svolta linearmente, senza alcun rapporto con lo stratagemma suicida della pazzia. 

 

Con la storia della pazzia Amleto si punta addosso tutti gli occhî della corte, e non occorre essere Riccardo o Jago per capire che così ottiene l’effetto contrario di quello che dichiara. L’impressione è che Amleto improvvisi, vada a braccio, provando a prendere per la coda non più di un giorno alla volta. L’impressione è che voglia che lo si fermi. E non tanto perché ha il complesso di Edipo, ma perché la vendetta è stupida, perché dunque suo padre è stupido. Ma questo non può dirselo. Può solo chiamare il padre «essere» e tutto ciò che non è il padre «non essere»: così mascherato, confidarsi con slancio che di gran lunga preferirebbe «non essere», e che lo trattiene solo il terrore che anche nel centro del sonno del nulla ci sia eternamente il sogno mostruoso dell’«essere».


 

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