"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 13, settembre 2007 


n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

49.  Cartesio a Elsinore

 


 

 

RE : Ma come esserne certi?

(Amleto, atto II, sc. 2)

 

AMLETO - Avrò motivi più rilevanti di questo.

(Amleto, atto II, sc. 2)

 

«A l’intelletto convien giudicare e render raggione de le cose absenti e divise per distanza di tempo e intervallo di luoghi (…) Onde la verità, come da un debole principio, è da li sensi in picciola parte, ma non è nelli sensi»

(G. Bruno, De compositione imaginum)

 

«...non prendere mai niente per vero, se non ciò che io avessi chiaramente riconosciuto come tale; ovvero, evitare accuratamente la fretta e il pregiudizio, e non comprendere nel mio giudizio niente più di quello che fosse presentato alla mia mente così chiaramente e distintamente da escludere ogni possibilità di dubbio.»

(CARTESIO, Meditazioni filosofiche)

 

 

Quando Polonio, momento proverbiale, riconosce del «metodo» nella pazzia di Amleto (Atto II, sc. 2) neppure immagina quanto ciecamente nel giusto egli sia! – Saltiamo di poco più avanti: al punto in cui Amleto dubita – finalmente! - dello presunto Spettro paterno:

 

Lo spirito ch’io ho veduto potrebbe essere un diavolo; e il diavolo ha il potere d’assumere una piacevole forma; sì, e forse per la mia debolezza e per la mia malinconia, com’egli è potentissimo su tali spiriti, m’inganna per dannarmi. Avrò motivi più rilevanti di questo, e se lo Spettro è il modo antico di far balenare la verità il (il sacro del Medioevo che nuovamente irrompe, dirà Chateaubriand), io ricorrerò a «new-found methods» (Sonetto 76, v. 4)...

 

L’argomento, quando parla del potere satanico sui malinconici può sembrare ancora antico, ma di fatto nella sostanza è identico a quello che si troverà pochi decenni dopo nelle non meno aurorali Meditazioni filosofiche di Cartesio (1637). Lì, per la prima volta, iperbolicamente si sospetta che angeli e diavoli, come cielo e terra, vita e morte, possano venire dall’inganno di un genio maligno. - Amleto dice lo stesso: «Lo spirito ch’io ho veduto potrebbe essere un diavolo». Cartesio aggiungerà metodo ulteriore a quest’obiezione che sfata l’evidenza degli occhî: cosa, infatti potrebbe non essere un diavolo? - Da qui, non c’è madonnina di Lourdes o Mejugorie che tenga. Vedi Strindberg: «D’altra parte, ammesso che non ci sia stato intrigo, sarei io, con la mia fantasia, che avrei creato questi spiriti correttori per punire me stesso» (A. Strindberg, Leggende). Si smonta il trascendentale facendo leva sulle sue stesse impalcature: se «il diavolo» è possibile, non sarà la flebile evidenza di una visione, per quanto ripetuta, l’esperienza sufficiente a farci dire, come alla Vergine Maria di fronte a un rapido messaggero che le annuncia una gravidanza vergine, Sia!

 

 

Lutero, agostiniano drastico, da Wittenberg già aveva scelto la lettura: solo una grazia che già pervade il cristiano potrà fargli riconoscere miracoli di per sé mai evidenti. Cristo fu crocifisso dopo miriadi di miracoli, né mai li rinfacciò alla folla prima attonita e poi subito di nuovo accecata.

 

«Avrò motivi più rilevanti di questo»: il giovane Amleto, studente di filosofia senza certezze e dunque senza grazia («Nulla gli mostra la verità, tutto lo inganna…», B. Pascal, Pensieri), pretende di essere sicuro per sapere cosa fare: rapidissima bildung dal primo atto, quando credeva ancora che non v’era che da obbedire a un fantasma? - Cerca il varco per un’inferenza logica ben più indubitabile di una «cosa» (Atto I, sc. 1) che per quattro volte ha ostentato la sua pura presenza nel caos notturno, tra le veglie allarmate delle sentinelle sugli spalti a precipizio di Elsinore. E' la via del metodo: «metà (vuol dire andar oltre), odòs (ciò che procede, che costituisce una via); ma questo procedere è la vera scienza» (E. Severino, L’identità della follia, Milano 2007)...

 

 

 

«Avrò motivi più rilevanti di questo». - Eliot scrisse (in un saggio su Dante?) che il Medioevo era il tempo in cui gli uomini credevano alle loro visioni. Eccolo servito: Waste land!. Se, di fronte al fantasma del babbo, invece che aggrapparsi e implorare come Dante Virgilio, Amleto dubita e architetta controprove per capire se ha implorato uno «spettro onesto» (Atto I, sc. 5), quel tempo beato di fole e miracoli è finito. Lo stesso rovello blocca l’azione di Claudio che non capisce se sia inganno o realtà la follia del nipote-figliastro («Ma come essere certi?», Atto II, sc. 2): da lì l’illusione reciproca di poter trovare procedure di verifica sufficientemente accurate, le quali dunque nel corso del dramma s’intrecciano cercando le une di restare invisibili all’altro!… trame di ascolto, di trappole, di simulazioni ad hoc

 

 

A voler cavarne emblemi, chiaro che Shakespeare proietta nel medioevo amletico la visione inemendabile di un Tempo tutto scardinato (Atto I, sc. 5) che ritroveremo pari pari nella cosmica «disproportion» tutta vorticante di «Eccentrique parts»: verità abnorme disvelata da una scienza («new Philosophy») che «calls all in doubt» (J. Donne, Anatomia del mondo): da una scienza, dunque, che revoca ogni scienza.

 

Sarà anche per questo che Eliot non amò mai molto Amleto? – La catastrofe senza ritorno è iniziata evidentemente: dallo Spettro dubitabile di Elsinore all’ invisibile insignificanza del Fantasma di Canterville di Wilde (1887) sarà solo questione di tempo: direbbero i filosofi e i teologi, di «secolarizzazione»:

 

«Se quindi in alcuni esempi del genere qui considerati si racconta che i defunti apparsi hanno rivelato certi dati di fatto, sconosciuti sino allora, a chi li ha visti, la cosa deve anzitutto essere posta in dubbio, e accettata solo in seguito a testimonianze sicurissime.»

(A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena)


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