"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13, settembre 2007                                         

 

           n. 13 °*°  William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto °*° n. 13

 


 

 

89. Gilbert Murray

 

 


 

Il libro tradizionale

 

«…il migliore esempio moderno di libro tradizionale è costituito dai lavori teatrali. Un dramma che è ancora in vita dopo un secolo o due consta ormai : i. di un testo stampato che cambia lentamente e ne garantisce l’esistenza potenziale, e 2. di una serie di rappresentazioni davanti ad un pubblico che cambia continuamente e conferisce al dramma la sua vera vita. I migliori casi di analogia con un antico canto, naturalmente, sarebbero quei drammi che non vengono stampati ma esistono solamente nei copioni del suggeritore o nella memoria degli attori. Disgraziatamente, oggi come oggi, è quasi impossibile che un lavoro teatrale di successo rimanga a lungo inedito. E il libro stampato con le sue centinaia o migliaia di copie dà come risultato una terribile fissità del testo. La farsa tradizionale, non avendo un testo, è quasi scomparsa dalle scene. Ma sarebbe interessante avere una documentazione delle varianti di George Barnwell o di The Stranger, dall’epoca della loro prima messa in scena all’epoca in cui li vide Thakeray: oppure di drammi come East Lynne e The Private Secretary, che vengono attualmente recitati in tutto il mondo in lingua inglese. Ma prendiamo ora in considerazione l’esempio più illustre. Amleto, come tutti sanno, prima di essere un dramma inglese fu un’antica storia scandinava, senza autore, ma dotata di una sua vita tenace nella tradizione orale, pur conoscendo indubbiamente degli alti e dei bassi. Il primo accenno ad essa lo troviamo in una canzone composta attorno al 980; la prima versione completa è nei Libri III e IV di Saxo Grammaticus intorno all’anno 1185. Troviamo una redazione più tarda nella Ambales Saga islandese, e, naturalmente, vi sono innumerevoli varianti in tutte le parti del mondo. Ci risulta che nell’anno 1587 veniva rappresentato in Inghilterra un dramma dal titolo Amleto, evidentemente non di Shakespeare e attribuito con qualche incertezza a Kyd. Molte difficoltà a particolarità dell’Amleto di Shakespeare sono presumibilmente dovute all’inconscia discordanza tra la vecchia materia che egli prese da Kyd e la nuova di sua invenzione. La prima versione dell’Amleto di Shakespeare è l’In Quarto del 1603 (forse stampato nel 1602), versione molto diversa da quella che generalmente leggiamo. Esso consta di soli 2143 versi contro i 3891 dell’edizione Globe, l’ordine delle scene è a volte diverso, i nomi dei personaggi non sono tutti gli stessi: invece di Polonio abbiamo Corambis, e invece di Reynaldo, Montano; la Regina è poi dichiaratamente innocente dell’omicidio del marito. Il secondo In-Quarto è datato 1604 e si presenta come ‘fedele alla vera e perfetta versione e riportato alle dimensioni originali’. Il primo In-folio fu pubblicato dopo la morte di Shakespeare nel 1623. Esso omette molta della materia del secondo In-Quarto e contiene dei passi che non si trovano nel secondo ma erano nel primo. Quasi sempre, comunque, questi passi sono stati riscritti e modificati. Vi sono molti problemi critici a proposito di queste tre versioni che in questa sede possiamo trascurare, ma vi è almeno una cosa sicura per chiunque sappia usare il cervello. Le tre versioni che il caso volle pubblicate non possono certo registrare tutte le varianti del dramma quale esso veniva rappresentato sul palcoscenico. Shakespeare prese un vecchio dramma e lo riscrisse. Seguitò a riscrivere per molti anni il dramma nuovo, sottoponendolo a continue revisioni. Egli vi fece molte aggiunte ma talvolta ne soppresse alcune, successivamente. Chi può dire quali aggiunte o quali tagli furono fatti alle varie rappresentazioni, cui sopraintese lo stesso Shakespeare? E quali tagli o aggiunte furono fatte da altri, quando Shakespeare non curava più la messa in scena? E dopo la sua morte, anche se, per quanto ci risulta, non vi furono ulteriori interventi esterni sul testo del dramma, come certamente ve ne furono nel caso dei poemi omerici e di alcune tragedie greche, troviamo notevoli varianti testuali per tutto il secolo’ XVIII e XIX».

(Gilbert Murray, Le Origini dell’Epica Greca, Firenze 1964) 


 

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