«Il
fondatore sacro di Copenaghen potete salutarlo nella sua effigie sul
palazzo municipale: è Absalon, vescovo guerriero, uscito indenne da
una strage di re, duro e alacre battezzatore degli ultimi pagani
baltici; nel suo secolo, il dodicesimo, in Islanda si scrivevano le
saghe, stupendo documento della morte del Nord arcaico. Ma Absalon
era questo paradosso, un vichingo cristiano, un «romano»; e fu lui a
dar mandato al suo scrivano Saxo Grammaticus di scrivere in latino
quella cronaca danese che generò Amleto e i suoi fantasmi.»
(G. Manganelli, L’isola
pianeta, Milano 2006)
«Ci
si soffermi sia pur brevemente su questa fonte [Historia
Danica di Saxo Grammaticus]. Abbiamo qui un re ucciso dal
fratello, il quale ne sposa la moglie. E un giovane principe, “Amlteh”,
che vuole vendicare il padre e per far questo finge, come leggiamo,
una “grottesca pazzia” (dietro la quale, sottolinea la fonte, c’è
una straordinaria astuzia). ….
(A. Lombardo, L’eroe
tragico, Roma 2005)
«La porta da cui entrare nel regno dell’Amleto
pre-shakespeariano è la disadorna narrazione di Saxo Grammaticus (ca
1150-1216) nei libri III e IV del suo Gesta Danarum.»
(…)
«Grazie alla buona formazione ecclesiastica, Saxo
sapeva scrivere in un latino eccellente e ornato, dote rara ai suoi
tempi. Benché ispirato dal patriottismo a scrivere le grandi
cronache del suo paese, egli fu in Danimarca come un pesce isolato,
anche se rispettabile, in una rozza provincia. Egli rimase orientato
verso il polo culturale di quei tempi, l’Islanda, da cui doveva
trarre la maggior parte del suo materiale, pur contribuendo a ‘danesizzarlo’,
come vediamo nella storia di Amleto, dove tutti gli elementi
indicano una vicenda dinastica locale.»
(…)
«Nella versione riportata da Saxo, Amleto diventa re e
regna felicemente. (…) Quando assistiamo alle nozze di Amleto non
solo con la figlia del re inglese, ma anche con la regina di Scozia,
e al suo ritorno in patria con le due mogli per convivere in
armonia, possiamo sospettare un grossolano tentativo di fondare
pretese dinastiche al regno di Britannia da parte della Casa di
Danimarca.»
(G. de Santillana – H. von Dechend, Il mulino di
Amleto, Milano 2003)
«Forse
Shakespeare non aveva un preciso progetto del dramma, alla cui fonte
danese erano ignote sia la malinconia che l’esitazione.»
(G. Restivo, Percorsi della
critica su Amleto, in Tradurre/Interpretare “Amleto”,
Bologna 2002).
°*°
L’Historiae
Danicae Libri
di Saxo Grammaticus
(1140-1210) fu pubblicata nel 1514. I libri III e IV sono
dedicati al leggendario Amlethus o Amlodhi. Per
Shakespeare fu una fonte indiretta, mediata dalla versione francese
di François de Belleforest,
che trovi nel terzo racconto della quinta serie delle sue
Histoires Tragiques (1570). Belleforest allunga del doppio
l’originale aggiungendo dialoghi, notazioni psicologiche e
osservazioni moraleggianti. Shakespeare la lesse probabilmente in
originale: la versione francese, del 1608, è infatti
posteriore di diversi anni all’Amleto.