ORAZIO
- L’ho
visto una volta. Un vero re.
AMLETO
- Un uomo, in tutto e per tutto. Non ne vedrò l’uguale.
(Atto
I, sc. 2)
«Un buon padre non esiste, è la
norma; non si accusino gli uomini bensì il legame di paternità che
è marcio. Far figli, non c’è cosa migliore; averne, che
cosa iniqua! Se fosse vissuto, mio padre si sarebbe steso lungo
sopra di me e m’avrebbe schiacciato. Per fortuna è morto
prematuramente; fra gli Enea che portano in spalle i loro Anchise,
io passo da una riva all’altra, solo e detestando quei genitori
invisibili che cavalcano i loro figli per tutta la vita; ho
lasciato dietro di me un giovane morto che non ebbe il tempo
d’essere mio padre e che potrebbe essere, oggi, mio figlio. Fu un
male o un bene? Non lo so; ma sottoscrivo volentieri il verdetto
d’un eminente psicanalista: io non ho un Super-io.»
(J.-P.
Sartre, Le parole, 1964)
«Contro l’autorità che impedì
al bambino i primi ma più importanti soddisfacimenti, si dovette
sviluppare in lui una considerevole dose di aggressività, a
prescindere dal tipo di sacrifici pulsionali che gli venivano
richiesti. Costretto dalla necessità, il bambino dovette
rinunciare a soddisfare i suoi desideri aggressivi di vendetta.
Per sbrogliarsi da questa posizione economica difficile, il
bambino fa ricorso a meccanismi ben noti, assorbendo in sé per
mezzo dell’identificazione questa autorità inattaccabile; essa
diviene allora il Super-Io e si appropria di tutta l’aggressività
che chiunque da bambino volentieri le eserciterebbe contro. All’Io
del bambino non resta che fare la parte meschina dell’autorità
così sminuita, ossia del padre.»
(S.
Freud, Il disagio della civiltà, 1929)