"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007                                         


n. 12 °*° William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 


 

 

32. Anton P. Cecov

 

 

 

 


«Sono l’Amleto di Mosca. Sì. A Mosca giro per le case, per i teatri, i ristoranti e le redazioni e dappertutto dico la stessa cosa:

«Oh Dio che noia! Che noia opprimente!»

E mi rispondono con comprensione:

«Sì, in effetti c’è una noia orrenda.»

Così di giorno e di sera. Di notte invece, quando, tornato a casa, vado a letto nelle tenebre mi domando com’è che mi annoio davvero in maniera così tormentosa, un peso mi si rivolta inquieto in petto, e mi viene in mente che una settimana fa a casa di qualcuno, quando ho chiesto cosa potessi fare per la noia, un signore sconosciuto, evidentemente non moscovita, d’un tratto s’è girato verso di me e mi ha detto stizzito:

«Mah, prendete un pezzo di cavo di telefono e impiccatevi al primo palo del telegrafo che vi capita! Non vi resta altro da fare!»

Sì. E di notte ogni volta mi sembra di cominciare a capire perché mi annoio tanto. Ma perché? Perché? Mi sembra che sia per…»

 

(A. Cecov, incipit di «A Mosca», in Racconti, intr. di I. Sibaldi e postfaz. di B. Osimo, Mondadori 1996)


 

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