"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 13, settembre 2007 

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 

39.  Antitesi

 

 


«Essere o non essere…»

(Atto III; sc. 1)

 

 

Il frastagliato sfilacciato arrotolato mondo a enne dimensioni ricondotto a drastici dilemmi senza fughe fuori del sì e del no è l’esigenza di certi spiriti, e magari di certi tempi, impazienti, eroici e tragici. Tutto un propaginarsi di drastici dilemmi è il pratico Machiavelli. A vedere tutto ridotto a un’antitesi, si rischia di ritrovarsi troppo in posa, con voce impostata di pontificare sul mondo quasi fosse semplice e disponibile come una mela in mano; quando invece, come si sa, anche l’istante di una farfalla a Buenos Aires genera nodi di Gordio elevati a potenze incommensurabili. Altra seccatura delle antitesi di solito reperibili sul mercato è che sono false: neppure troppo celano infatti la domanda retorica (“qui o si fa l’Italia o si muore”) che evidentemente è il contrario di una autentica onesta antitesi. - Falstaff non ne ha, Amleto non ne ha di retoriche. Le antitesi di Amleto sono oneste e quindi rare: sfilze di aporie incurabili. Più che all’azione, spingono all’imbarazzo. Se ne deduce che l’evangelico il sì sia sì e il no no (e il resto al maligno) è impossibile se non si è Dio o almeno, come sa dire Jung, capaci di una scelta tragica, nella quale un bel pezzo di sé nella scelta si perde senza rimedio. – Le aporie di Amleto sollecitano lo spettatore-lettore ad essere ipocrita, a far finta di niente: di fronte all’Essere o non Essere, egli preferirà concentrarsi sul Do di petto e la performance dell’attore, senza dunque ascoltare una parola.  Come se lo recitasse in inglese, e dunque come se fosse una canzone dei Beatles, si estasierà di una melodia senza significato. Per pura pigrizia, si ritroverà così ad essere molto à la page: Senza Lacan o De Saussure o Carmelo Bene, ascolterà chissà cosa, in realtà: “Essere o non Essere?” Indovina merlo: « Io non ho mai capito che cosa voleva Amleto» (Ettore Petrolini); è una domanda che non ci si immagina neppure al cospetto dell’oltremondo della piumata dea egizia dell’ultimo imbarazzantissimo  giudizio.


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