AMLETO - Perché chi vorrebbe sopportare altrimenti le frustate e gli
insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo del borioso, le
angosce dell’amore respinto, le lentezze della legge, la superbia dei
grandi, i calci in faccia…
(Atto III, sc. 2)
«Nella
consapevolezza di una verità ormai contemplata, l’uomo vede ora
dappertutto soltanto l’atrocità o l’assurdità dell’essere, ora comprende
il simbolismo del destino di Ofelia, ora conosce la saggezza del dio
silvestre Sileno: prova disgusto.»
(F. Nietzsche,
Nascita della tragedia, 1873)
Il fantasma del papà di Amleto – come
Dio – impone al figlio un ordine, non un senso. La conoscenza del
senso vero del suo agire, del resto, potrebbe fargli subire in modo
peggiore e con maggior dolore il compito a cui è destinato: Vendicami.
La domanda sul «senso» di ciò che si fa non è iscritta nella grammatica
dell’amletese paterno; solo in quella dell’amletese cadetto. La domanda
del senso è il cancro dell’ordine prescritto: sia nel senso del comando
imposto dal padre, sia soprattutto della distruzione dell’ordine,
del sistema in cui quell’ordine è inscritto. E’ infatti chiaro che
fuori sesto può essere il mondo rispetto ad Amleto come anche Amleto
rispetto al mondo. La conclusione della tragedia dice qualcosa su questo
ed è terribile. La domanda sul senso è mortale a chi la pone; poiché il
mondo è di Fortebraccio, l’Amleto problematico non è l’inaugurazione di
un modo nuovo di stare al mondo, ma una parentesi: tutt’altro che
moderno. Il nichilismo è il lusso degli assenti. Tutto
intanto è accaduto perché il padre ha ordinato al figlio senza curarsi
di conoscerlo: il figlio ha obbedito al padre nel terrore di conoscerlo.
Martin Heidegger:
«Il nichilismo è il processo storico attraverso il quale il
“soprasensibile” viene meno e vede annullato il suo dominio, e di
conseguenza l’ente stesso perde il suo valore e il suo senso.»; «come
stato psicologico subentrerà di necessità, in primo luogo,
se abbiamo cercato in tutto l’accadere un “senso” che in esso non c’è»;
«Ciò che è comune a tutte queste rappresentazioni è che si debba
raggiungere qualcosa attraverso il processo stesso – e poi si
capisce che col divenire non si mira a nulla, non si raggiunge
nulla… Dunque la delusione su un preteso scopo del divenire è
una causa del nichilismo»; «Ma appena l’uomo si accorge che questo mondo
è stato fabbricato solo in base a bisogni psicologici, e che in nessun
modo egli ha diritto a far ciò, sorge l’ultima forma del nichilismo, che
racchiude in sé l’incredulità per un mondo metafisico – che
proibisce a se stessa di credere in un mondo vero.» (M.
Heidegger, Il nichilismo europeo, Milano 2003).