Come
tradurre l’alessandrino (inesorabile) di
Baudelaire?
È
un verso che ha anche da noi una sua tradizione, eppure è un fatto
che quasi nessuno, tra i tantissimi che si sono provati,
ha tradotto Baudelaire conservandolo: forse solo Bufalino, che
ha anche mantenuto la rima alterna dell’originale. Questa fedeltà
alla forma lo costringe però a una grande “libertà” rispetto
alla frase e alle parole di Baudelaire… Il risultato giudicatelo
voi. - Quanto agli altri, prevalgono il verso libero e
l’endecasillabo: ognuno paga per la “missione impossibile” la
sua strage innocente rispetto all’originale.
Sulla
poesia
Aggiungendo
questa scena al finale di Molière,
Baudelaire sembra a sua volta “tradurre” in parole ritmate un paio
di quadri di Delacroix:
Il naufragio di Don Giovanni
e Dante e Virgilio all’Inferno.
- Come sempre, è impressionante il vortice di significati che
Baudelaire concentra in poco: ad esempio nel paio di versi in cui
appare la figura del mendicante, che è sì il povero che Don Juan
paga perché bestemmi, ma stravolto in nuova figura di vendetta: ora
non è più ieratico e umile come l’abbiamo conosciuto in Molière,
ma ha “l’oeil fierre comme Anthistène”:
Antistene era un filosofo cinico – alla lettera: che viveva come i
cani – che nei Dialoghi dei
morti di Luciano,
fa da aiutante a Caronte: proprio come qua.
Geniali
gli stravolgimenti inventati da Baudelaire: Don Giovanni trascina con
sé all’inferno tutto il suo corteo di vittime, satelliti costretti
fino alla fine alla sua orbita nefasta; nell’evidenza
dell’inferno, tra vendette digrignanti e dolori senza pace, Don
Giovanni è “le calme hèros” che
nulla cura: notare, a riguardo, come pressoché tutti i traduttori
s’impantanano nell’ultimo verso,
che in francese è musicalissimo e che in italiano perde in tutte le
sue varianti ritmo, compattezza, eleganza.
Chi
voglia provarsi, ci mandi il suo "tradimento":
sarà
pubblicato in questa pagina.