Mozart
resta per sempre nel cuore di Stendhal: difficile dire, a
leggerlo, dove non ci sia Mozart. E che
idea sorprendente ne ha! - Mozart per Stendhal è l’autunno,
“fitto bosco di latifoglie rosseggianti” (Storia
della pittura in Italia): è dolore, separazione, malinconia,
fatalità, è l’amica morte:
“Poi lesse al piano un atto intero del Don
Giovanni e i cupi accordi di Mozart restituirono la pace al
suo animo” (Armance).
Per
due volte nella Vita di Henri Brulard scrive:
“Potrei
camminare per dieci leghe nel fango (la cosa che detesto di più
al mondo) per ascoltare una buona esecuzione del Don Giovanni. Se qualcuno cita una frase in italiano tratta dal Don
Giovanni, ecco che all’istante dolci ricordi musicali mi
tornano alla mente e si impadroniscono di me. (…) Di sicuro
nessuna opera scritta, nessuna opera letteraria mi procura una
gioia così intensa.”
Quel
caso quasi unico di perfezione armonica e melodica (Vita di Rossini) è però molto di più di un piacere solo musicale:
Don Giovanni è il
“koan” della vita di Stendhal: avrebbe potuto essere anche lui
così? E quella da
dongiovanni sarebbe stata “felicità”? Ma, allora, cosa
sarebbe l’amore?
Sull’ossessione
dongiovannesca, sia in senso musicale che vitale, di Stendhal,
vedi il
numero 2 del “compagno
segreto” su
“L’Amore”.