Quando
muore un buono si dice “tragedia”; quando muore un cattivo, si
dice “commedia”: El Burlador
de Sevilla y Convidado de pietra è dunque una commedia.
E
Tirso (1571-1648) è
spietatissimo: lo spiritoso Burlador supera il limite quando invita a
cena la statua di un morto, che non solo lo ucciderà ma gli negherà
un prete, sebbene il gaglioffo alla fine lo implori.
Strano
terribile “angelo” questo giustiziere d’un irriverente: per sua
stessa ammissione, è, come il Virgilio di Dante!, anima
dell’Inferno, condannato a mangiare in eterno serpi, aceto, fiele…
Come il padre di Amleto, torna a vendicarsi proprio per essere stato
ucciso in peccato! (E infatti Amleto cerca almeno per un po’ con
accortezza di vendicarsi massacrando l’assassino il più possibile
fresco di crapula…).
Quanto
alla cena, che il morto ricambia al Burlador apparecchiandola
sulla sua stessa tomba, un inappuntabile servizio da famiglia Adams: musici e
cibi immondi con vista su paesaggi inferi degni della fantasia di Tim
Burton (per esempio il mondo di Pinguino nel goticissimo Batman
2):