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novembre 1780. Mozart è a Monaco e sta scrivendo l’Idomeneo.
Va a vedere l’Amleto, e racconta in questa lettera
l’impressione che gli ha lasciato l’incontro di Amleto con il
fantasma del padre:
“Mi
dica, non trova che il discorso della voce che viene dall’oltretomba
sia troppo lungo? Ci pensi bene. – Si immagini il teatro, la voce
deve incutere spavento, deve penetrare dentro – bisogna credere che
sia veramente così – e come si può ottenere questo effetto se il
discorso è troppo lungo, così che a causa di questa lunghezza gli
spettatori si convincono sempre più della sua inesistenza? –Se il
discorso dello spirito nell’Amleto non fosse così lungo sortirebbe
ancor migliore effetto. – E’ facilissimo qui accorciar questo
discorso, che con ciò guadagna più di quanto non perda.”
Hildesheimer:
“Questo istinto teatrale, questa intelligenza ordinatrice ci
stupiscono continuamente. Sette anni prima del Don
Giovanni troviamo qui una critica a Shakespeare cui lo stesso Mozart
si è attenuto con effetto inarrivabile” (W. HILDESHEIMER, Mozart).