Kafka
rimase molto deluso dalla copertina che Wolff scelse per Il
Fuochista: un porto di New York oleografico, ottocentesco,
“romantico”, quando lui pensava all’arrivo di Karl sotto una
Statua della libertà armata non di fiaccola ma di spada (!) come un
ingresso nella modernità più assordante e decisa. La lettera in
cui fa notare l’errore è un capolavoro di cerimoniosità
mandarinesca: meno male che non me l’avete fatta vedere prima,
perché avrei detto di no a una così bella immagine.
Dove
fu drastico, fu sulla copertina per La metamorfosi: in quel
caso espresse “la preghiera” che l’insetto non si vedesse in
alcun modo, “nemmeno da lontano”.
(Sulla
natura dell’insetto, il geniale Nabokov crede di aver avuto una
bella pensata definendolo un coleottero, insetto alato che, visto il
racconto, in tutta evidenza ha dimenticato di avere le ali…).