Kafka
ritrattista di donne, pittore dalla pennellata sottile, spadaccino
del bianco e nero, straordinario catalogatore di donne grossolane
(le scambia tutte per cameriere!).
È
divertente leggere K. con il sorriso mal nascosto dalla nostra mano,
complici come siamo delle sue parole! E perché lui, poi, riesce
davvero a esaminare attentamente tutto quell’incongruo grumo di
respiri mozzati, ginocchia altalenanti, sguardi solleticanti, che il
Primo Amore/Primo Dolore (ma anche i seguenti) reca con sé.
E
allora seguiamo il consiglio di certi francesi della vecchia
guardia!
Seguiamoli
e leggiamo in Kafka il “pornomane”, l’ossessionato
corteggiatore di donne, il campione della tecnica "a mano
morta", del palpeggio, il "lodatore dell'amore delle
cameriste"...e ridiamo allora assieme a lui e a Max Brod di
certe divertenti prose di romanzo, là dove appare fulminate una
verità: il Desiderio è sempre strettamente legato alla Macchina;
alla Macchina dei processi, al concatenarsi degli ingranaggi della
burocrazia (…e della coscienza)
Leggere
“ironicamente” tale Amore è l’alternativa kafkiana
-equivalente ma briosa- al più dolente Tristanismo; vale a dire,
alla tragedia di quell’eroe borghese che dall’Amore riceve
improvvisamente la rivelazione del proprio status, e non sa come
tollerarlo.
Sicché
meglio ridere di quell’incontro incredibile del Castello; c’è
l'agrimensore – lui che da subito è in contrasto con l’ordine
della legge (ma la protesta è sempre una forma di rassegnazione,
Deleuze), perché si sa, nella caverna, come nel Castello, ci sono
solo entrate e nessuna uscita! – eppure, eppure l’agrimensore
non esita a rotolarsi gioiosamente con la birraia sotto il
bancone!
(perché,
in fondo, anche la rassegnazione alla Macchina può essere una forma
di protesta! Deleuze)