Il
consiglio è riducibile a un verso di Franco Fortini: “nulla
è sicuro, ma scrivi”:
“Per
scrivere aspettavo sempre l’ispirazione.
Solo
molto tardi mi corressi di quella mania. Se l’avessi cacciata
prima, avrei ultimato la commedia di Letellier
et Saint-Bernard, che ho portato a Mosca e, peggio ancora,
riportata indietro (si trova fra le carte di Parigi). Quella
stupidità è nuociuta assai alla mole dei miei lavori. Ancora
nel 1806, aspettavo per scrivere il lampo di genio. In tutto il
corso dell’esistenza non ho mai aperto bocca su quel che mi
appassionava, la minima critica mi avrebbe trafitto il cuore.
Difatti non ho parlato mai di letteratura. Adolphe de Mareste,
allora mio intimo amico (nato a Grenoble verso il 1782), mi
scrisse per esprimermi il giudizio sulla Vie de Haydn, Mozart et Métastase. Non sospettava minimamente
ch’io ne fossi the
author.
Se
verso il 1795 avessi accennato alla mia intenzione di scrivere,
qualcuno di buon senso mi avrebbe detto:
“Scrivete
tutti i giorni due ore, genio o no”.
Con
quella frase avrei approfittato di dieci anni della mia vita
spesi scioccamente ad aspettare il “genio”.
Così
in "Ricordi di egotismo".