Come
gli succedeva spesso, e come è inevitabile quasi sempre,
Stendhal credeva a due cose contraddittorie allo stesso tempo:
che esistesse un “progresso” nella letteratura – arte
essenziale per la “conoscenza del cuore umano”! - come
esisteva un progresso nella costruzione dei telai, nella
medicina, nella conoscenza delle stelle e via dicendo: credeva
così che fossero stati fatti “passi da gigante” dal
Montesquieu delle amate “Lettere persiane” a
Rousseau, a lui. – Allo stesso tempo, fu sempre più sicuro
che la storia dei successi letterari era una storia di puri e
semplici “casi” (hasard
è una parola che torna nelle
sue pagine così spesso!): per cui scrivere un libro è,
né più né meno, la stessa cosa che comprare un biglietto alla
lotteria: qualcosa che si fa alla cieca, un po’ sventatamente,
per vitale ingiustificabile ottimismo di fronte alla roulette
matta della vita.
La
sorte di un libro è qualcosa di cui non si potrà mai sapere
niente, come non si può sapere niente di un messaggio sigillato
in una bottiglia e affidato alla corrente. Al di là poi di
questa ignoranza degli imponderabili casi della vita, c’è da
abitare un’ignoranza ancora più essenziale: quella sulla
qualità dei propri talenti: “Si può conoscere tutto, eccetto
se stessi” (Ricordi di egotismo): come sarebbe
possibile allora un “progresso”? – Tutto si riassume in
frasi drasticamente semplici: “ho agito secondo l’umore,
secondo il caso”. In
francese: “j’ai agi par humour, au hasard”.
Stendhal
fu sempre più convinto che nulla di sé potesse dirgli nulla di
definitivo, neppure a vita fatta e finita, su cosa sia stato in
realtà: impossibile sapere quindi se avesse scritto libri
noiosi.
Stendhal
si liberò a fatica del feticcio malioso della “gloria”
(vedi cosa ne scrive nel giovanile “Philosophia Nova”
e poi nei libri maturi) e questa è una delle conseguenze.
Del
resto, se davvero la storia dell’arte illustrasse la sequenza
inevitabilmente esatta dei capolavori creati dall’uomo,
accolti presto o tardi nell’Olimpo museale del nostro bel
mondo, data l’incuria degli uomini, vorrebbe dire che esiste
un Dio che a tutto ciò provvede: se non un dio uno e trino,
almeno un Apollo: il che non è.