“Preferire
essere un arabo del V secolo che un francese del XIX.” (Framm.
102).
“Sotto
la tenda nerastra dell’arabo beduino dobbiamo cercare il modello e
la patria del vero amore. Là, come altrove, la solitudine e un bel
clima hanno fatto nascere la più nobile passione del cuore umano,
quella che per esser felice ha bisogno di essere contraccambiata con
la stessa intensità.
Perché
l’amore dimostrasse tutto il suo potere sul cuore umano, occorreva
stabilire la maggiore uguaglianza possibile tra la donna e il suo
amante. Questa uguaglianza non esiste nel nostro triste Occidente:
una donna abbandonata è infelice e disonorata. Sotto la tenda
dell’arabo, non si può venire meno alla parola data. Il
disprezzo e la morte seguono immediatamente un tale delitto.
La
generosità presso questo popolo, è talmente sacra, che è permesso
rubare per donare.
“Fummo
noi dunque i barbari dell’Oriente, quando andammo a
infastidirlo con le nostre crociate. E dobbiamo anche tutto
quello che vi è di nobile nei nostri costumi a quelle crociate
e ai mori di Spagna.”
Tempo
felice, quello delle “Mille e una notte”! Poi, come da
noi il Cristianesimo, in Arabia arrivò l’Islam: “Maometto fu un
puritano: volle proscrivere i piaceri, che non fanno male a
nessuno; ha ucciso l’amore nei paesi che hanno accolto
l’islamismo…”