Scrolliamoci
di dosso il peso della croce e avanziamo accompagnandoci solo di una
piuma.
Voglio
farti ghirlanda delle mie miserie e chiudere finalmente le porte del
tempio di Giano. Questa puerile guerra a difesa dell’io (mio,
tuo?), corpo fantasma, animuccia invisibile e querula, ha lastricato
la nostra strada di freddi cadaverini.
Ora
voglio confondermi, perdermi, dire di sì, ché questo nulla che io
sono, questa continua delazione di senso, senza te è solo
assordante silenzio.
La
mia preghiera è quella di un ubriaco che implora l’ultimo
bicchiere, di un attore consumato che cerca di strappare l’ultimo
applauso. Resta il mio cuore affamato di sogno per te, fratello
assente, evanescente amante, della stessa stoffa del mio corpo.