"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9 dicembre 2004
Cechov, Céline, Bulgakof, Benn: I medicamenta del dottor Scrittura |
3. Malasanità
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“Che quadro! Che fogna!... Che desolazione!...” (F. CÉLINE, Bagatelle per un massacro)
E’ nato prima l’ospedale cattivo o quello buono? Reperti e testimonianze, deporrebbero unanimi a favore dell’idea del dottor Andréj Efìmyc, medico dolente della Corsia n. 6 di Čechov (1892): “sulla terra non c’è nulla che non abbia avuto origine in una porcheria”. - Anche il buon ospedale, allora, prima o poi nascerà dal mare immenso della malasanità? Chissà quando, però.
Ispezionato l’ospedale, Andréj Efìmyc giunse alla conclusione che si trattava di un istituto immorale e altamente nocivo alla salute degli ospiti. Secondo lui, la cosa più intelligente da fare era dimettere i malati e chiudere l’ospedale. Ma giudicò che per farlo non bastava solo la sua volontà e che sarebbe stato inutile; cacciando la sporcizia fisica e morale da un luogo, sarebbe passata altrove. Bisognava aspettare che svanisse da sola.
Teniamo conto degli anni e dei luoghi: sarà mica, il medico cechoviano, un caso tipico di fatalismo atavico blandamente galvanizzato in inerte ottimismo darwiniano? - Certo è che l’arte di sconsolarsi, soprattutto in Russia, avrebbe avuto di che nutrirsi a lungo, e contemplando disastri imprevedibili anche per il più cupo dei tisici di Mosca o degli epilettici di Pietroburgo. - Quarantaquattr’anni dopo, infatti, con in mezzo guerre e rivoluzioni non solo politiche ma proprio sanitarie, il dottor Céline, che andò in U.R.S.S. per riscuotere i diritti del Voyage, si trovò di fronte a un esempio di proliferazione addirittura a metàstasi babelica del già disastroso ospedale čechoviano!
E infatti, ancor più che nel Mea Culpa (1936), la Russia bombastica dei bolscevichi stalinizzati la trovi ridotta al grado zero della menzogna nelle pagine irresistibili delle vietatissime Bagatelle per un massacro (1937), nella descrizione “di un’impressionante forza satirica” (G. CERONETTI, La carta è stanca) del grande ospedale per le malattie veneree di Leningrado: “un agglomerato di edifici in rovina, tutti di struttura irregolare, cortiletti, crepacci, capanni, caserme cadenti, intricate, completamente ammuffite” (F. CÉLINE, Bagatelle per un massacro).
Pare allora che progressi e rivoluzioni siano serviti giusto a enfiare in una metàstasi pachidermica e definitiva (“canceroso cafarnao” tradusse Pontiggia il Céline di Bagatelles) l’ospedale già deforme e catastrofico della Corsia n. 6 di Čechov!
Qui alle pareti e vicino alla stufa sono ammucchiate intere montagne di ciarpame di ospedale. Materassi, vecchie vestaglie stracciate, pantaloni, camicie a righine blu, scarpe consumate inservibili; tutti questi stracci sono ammucchiati, schiacciati, confusi, marci ed emanano un odore soffocante.” (A. ČECHOV, Corsia n. 6)
Questi due pandemonî saranno casi da manuale, si potrebbe dire, di eterogeneità dell’utile? Non potendo avere in nessun modo per scopo la “sanità” dei suoi pazienti (“Nell’anno corrente sono state truffate dodicimila persone”, ib.), vivrà per il bene dei suoi operatori (“furto, i litigi, i pettegolezzi, il nepotismo, la rozza ciarlataneria”, ib.) piuttosto che per quelle figure accidentali e in fondo in puro transito che sono i malati? - Un po’ come sarà, in Occidnete, per le assicurazioni sanitarie e le case farmaceutiche, che mica si vergognano a dire che lo scopo loro non è la “sanità” ma il profitto?
(Ciò a meno che come Adam Smith si creda davvero che la somma dei truci egoismi individuali dia sempre il migliore dei mondi possibili!). |
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