Molto
alla Semmelweis la
storia terribile della peste a Milano nel 1630!
– Ché anche i medici sparutissimi e abbandonati a se stessi
che subito riconobbero la peste, furono non solo lasciati soli
da colleghi di magniloquente paraculaggine – cultori di
“studj unicamente rivolti alle parole ed ai delirj della
immaginazione” (P.
VERRI, Osservazioni sulla
tortura),
ma abbandonati dalle istituzioni al linciaggio della folla che
sempre detesta le cattive notizie, soprattutto se vere.
Avesse
letto, Céline avrebbe subito riconosciuto il caso ennesimo del
“pericolo di voler troppo bene agli uomini” (F.
CÉLINE, Il dottor Semmelweis): si sta
dimostrando del resto un problema, da profilassi illuminista!,
non da poco cercar di guarire l’uomo dal cancro: al momento
difficile come far smettere cent’anni fa alla gente di sputare
per terra. E anche qui, profetico, Céline scriveva: “Supponiamo
che oggi, allo stesso modo, venga un altro innocente che si
metta a guarire il cancro” (Ib.),
abolendo il fumo e tagliando della metà i consumi dei popoli
obesi, che farebbe un gran bene a tutto il Pianeta…
Ma così,
a forza di parlare a quella strana sintesi, per di più tendente
alla massa di intestino di moccio e cervello di menzogne (G.
BENN, Doppia vita),
si finisce col non credere più a niente di umano (“Je ne crois aux hommes”, F.
CELINE, Lettera a Elie Faure, 1935 c.a), e infatti Manzoni crede solo a Dio.