“Indimenticabile
1917”
(M.
BULGAKOV, L’asciugamano col galletto)
Indimenticabile,
per la neve.
1916.
Bulgakov, che da aprile a settembre
impara la chirurgia amputando uno dietro l’altro i soldati scempiati
dalla battaglia (ospedale da campo di Karmenec-Podol’sk, fronte
sud-occidentale), viene mandato a Nikol’skoe:
villaggio sperduto del governatorato di Smolensk, a 40 km da Sycëvka. Ci
arriva all’inizio dell’autunno con la moglie: “autunno freddo,
piovoso”.
Altro
che Kiev dove la neve è lieve e leziosa come petali di fiori di pesco!
Ora ha venticinque anni, ed è un punto quasi inesistente nel deserto
grigio della Russia centrale. Ha la direzione di un ospedale dove non c’è
niente, e dov’è
lui l’unico medico: il solo in un raggio di 30-40 km…
Ogni
tanto eravamo completamente seppelliti dalla neve, imperversava una
tempesta infernale, per giorni interi (…) e per lunghe sere io
misuravo e misuravo il mio studio e volevo disperatamente i giornali (Sovetskie
pisateli. Autobiografij, Moskva 1960)
All’ospedale
arrivano anche 100 persone al giorno, e Bulgakov deve fare tutto: il generico,
il chirurgo, il ginecologo, il pediatra..
Capisci
allora, nel racconto più lungo e più dolente tra quelli di Appunti di un giovane medico, il
sollievo del giovane medico finalmente chiamato in città, in un grande
ospedale d’ottocentesca monumentalità ed efficienza: “Per la prima
volta mi sentii un uomo le cui responsabilità erano circoscritte entro
determinati limiti” (Morfina).
Va
da sé che lavorare in un grande ospedale vuol dire anche ritornare al
piacere del mondo, mentre “con la scriminatura non affascini nessuno,
a trenta verste dalla ferrovia” (L'occhio
scomparso).