Il
dottor Benn smette di essere nazista quando il dottor Céline comincia a
farci un pensierino.
Anche
se, e tanto più se visti da vicino, ai nazisti non mancava nulla per
apparire impresentabili da subito, Benn per un paio d’anni credette
con entusiasmo al nazionalsocialismo: “L'eccezionale
istinto biologico per il perfezionamento razziale che aleggia su tutto
il movimento non consente di perdere di vista un solo momento
quest'unico pensiero” (G.
BENN, L’Espressionismo,
1933).
Ma
Benn venne attaccato in quanto artista degenerato (tutti quei cadaveri
già nelle poesie di Morgue, e poi Cervelli!,
e quell’insistere nella certezza, non solo che non esista alcuna
granitica unità dell’Io, ma che
proprio la schizofrenia vada
accuratamente coltivata!...). - Così, nel 1935,
nel “Deustcher
Almanach” apparve un articolo
violentissimo contro gli espressionisti, ripreso poi da ben 34 giornali
filonazisiti: anche se solo per ragioni alfabetiche, il primo nella
lista dei degenerati era proprio Benn.
Allo
stesso tempo, nonostante le notti dei cristalli e il resto, continuarono
a vivere e a lavorare in Germania Heidegger,
Planck, Meinecke, Spengler, Jaspers, Schmitt, Richard Strauss, Pfitzner,
Hauptmann, Vossler, Adenauer, Furtwaengler, ecc. ecc. ecc.
“Dunque”,
scrive Benn, anche dopo la delusione “la situazione non appariva del
tutto senza scampo; d’altra parte, non era neppure tale che io mi
sentissi di affidare a un contesto simile la mia identità. - Per
potermi tirare indietro avevo soltanto una via: l’esercito” (G.
BENN, Doppia Vita).
Espulso
dalla Reichsschrifttumskammer
(maggio
1936),
vedrà censurati da allora il suo nome e i suoi scritti. Quanto alla
medicina, maggiore medico nella Wehrmacht dal 1935
al 1945,
gli anni peggiori della guerra, dal 43
alla fine, li passa in una caserma della Germania orientale.